David Zard è stato un pioniere e un kamikaze della musica. Un appassionato, sfegatato sostenitore dei propri progetti fino a rischiare il fallimento. Lo ha fatto tante...
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Se ne è andato a 75 anni, lasciando la sua azienda al figlio Clemente, l'unico figlio avuto da Patrizia Tomasich, la sua assistente degli anni eroici dei concerti. Nato in Libia (aveva lasciato il paese nel '67 per sfuggire alla persecuzione contro gli ebrei dopo la Guerra dei 6 giorni) assieme a Franco Mamone e Francesco Sanavio è stato il primo a immaginare per l'Italia un mercato internazionale dal vivo in anni difficili, gli anni '70, in cui impazzavano gli autoriduttori al grido la musica è di tutti. Se lo ricordava ancora David, e come poteva dimenticarlo, il concerto di Lou Reed al Palazzo dello sport prima saltato per uno sciopero e poi recuperato fra lacrimogeni e cariche della polizia e quello a Milano dove venne definito dai contestatori «torturatore delle forze di Moshe Dayan». Ma non si arrese, portando in Italia Bob Dylan, Cat Stevens, Elton John, Tina Turner, Santana, i Genesis. E poi, negli anni 80 ,il boom commerciale con i tour dei Rolling Stones, di Madonna (con cui litigò pesantemente per i suoi atteggiamenti da spaccona), di Michael Jackson, di Prince. Non solo, la stessa cura e impegno la metteva nel promuovere anche gli italiani : Angelo Branduardi (che aprì quei tempestosi concerti di Lou Reed degli anni Settanta), Riccardo Cocciante, Claudio Baglioni negli stadi con quell'avvenieristico (e costosissimo) palco centrale.
Se c'era da investire per un progetto destinato a colpire, David non si tirava indietro. Il mondo della musica, però, piano piano cambiava, la visione solitaria si scontrava con l'arrivo delle multinazionali, di un business gigantesco. E Zard pagava il suo coraggio e qualche spericolatezza anche con qualche difficoltà finanziaria. Si riprese inventando letteralmente un genere che fino ad allora non aveva avuto spazio da noi, il musical contemporaneo con il successo di una sfarzosa edizione di Notre Dame assieme a Riccardo Cocciante e poi con Tosca, realizzata assieme a Lucio Dalla, e quindi con Romeo e Giulietta. Senza dimenticare mai il mondo dei concerti, pronto a battagliare a sfidare i tempi come da anni faceva con la malattia, voce sicura e affidabile. Ci mancherà Zard con la sua presenza, i suoi occhi azzurri pieni di speranza, le sue telefonate oceaniche. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero