Anche quel dieci ottobre del 1997 gli accademici di Stoccolma non avevano smentito il loro geniale eclettismo, quella totale disponibilità che ogni anno fa notizia e...
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La sua drammaturgia si era sempre appoggiata a una comunicazione intensa di autentica visceralità, con il pubblico si era trasformata in vera partecipazione corale specie nei momenti caldi identificabili con gli appigli e gli inesorabili spunti suggeriti dalla realtà sociale così turbinosa. Una messa in scena volutamente "contemporanea" che aveva scelto i misteri medioevali in base ai possibili riflessi politici, forzando i procedimenti di attualizzazione nell'individuare i referenti e la materia scelta. Sempre pronta, comica,blasfema, vitalissima. Le tappe principali di questa continua e operosissima macchina di prodigalità teatrale sono fissate in testi famosi come Gli arcangeli non giocano a flipper, Isabella tre caravelle e un cacciaballe, Ci ragiono e ci canto, Mistero buffò, Morte accidentale di un anarchico, IL Fanfani rapito,La storia di un soldato, L'opera dello sghignazzo .Prendiamo come test, tra la produzione maggiore, Il Mistero buffo del 1969. Tutti abbiamo nella memoria, grazie anche alla fortuna televisiva della pièce, l'istrione e superattore che, in modo vitale e affascinante, recupera un filone del teatro popolare, protestatario, maturato nei secoli all'ombra del teatro ufficiale.
Ovvero del potere da cui vuole distinguersi anche per l'uso dissacrante del dialetto e delle sua creaturale forza linguistica.
Il Messaggero