Non chiamatelo cantattore. Simone Cristicchi si definisce «un restauratore» di storie, «un antiquario». «Il mio lavoro - sorride sotto alla sua...
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Da stasera e fino al 26 febbraio sarà al Teatro Vittoria di Roma con lo spettacolo Il secondo figlio di Dio. Vita morte e miracoli di David Lazzaretti (scritto a quattro mani con Manfredi Rutelli, regia di Antonio Calenda). Dopo il successo (e le polemiche provenienti da una parte della sinistra) di Magazzino 18, sulle foibe e l'esodo da Pola, l'artista romano stavolta rispolvera e racconta la vicenda del discusso predicatore di Arcidosso vissuto a cavallo dell'Ottocento: un mistico, un visionario, per alcuni un profeta e per altri un rivoluzionario, che promuovendo un socialismo utopistico con fondamenta cristiane ebbe uno stuolo di seguaci anche dopo la sua morte per mano dello Stato in quanto eretico.
Dopo le prime difficoltà a farsi prendere sul serio da critica e pubblico teatrale (cosa di cui ha sofferto), oggi l'antiquario Cristicchi si sente finalmente un attore: «È il grande regista Calenda che mi ha trasformato e con cui ho creato questa formula che abbiamo chiamato musical civile». Sul palco convivono canzoni, video- proiezioni, documenti storici. «E' qualcosa di insito in me - confessa -. Una voglia di tirare fuori dall'ombra storie che abbiano attinenza con l'attualità e che facciano diventare la memoria uno strumento per decifrare la realtà. Nel Secondo figlio di Dio si parla di spitirualità, del rapporto tra uomo e Dio. Recuperare dal passato la storia di Lazzaretti che è stato dimenticato e ucciso dallo Stato italiano è un modo per restituirgli dignità», spiega.
Un primo effetto è già arrivato: grazie all'artista che è andato a scovare un vecchio baule pieno di cimeli del predicatore, il museo Nazionale Arti e Tradizioni Popolari di Roma ha appena inaugurato una bella mostra su Lazzaretti (fino al 21 maggio).
IL FUTURO
Per restare sempre sul filone dei meandri di storia dimenticati, presto Cristicchi proporrà una versione teatrale di Orcolat 76 (scritto con Simona Orlando), sul terremoto che nel 1976 sconvolse il Friuli. Ma per il futuro ha in programma grandi cambiamenti: «La mia prossima sfida - rivela - sarà la comicità. Ho raccontato tante tragedie del nostro passato e vorrei cambiare registro, mi piacerebbe riuscire a raccontare una storia che sia profonda ma che susciti anche la risata».
E Sanremo? Impossibile non chiedergli niente. «Ho preferito Paola Turci, Fiorella Mannoia e Fabrizio Moro. Gabbani? Mi ha divertito tantissimo, mi ha ricordato me e il mio Festival del 2010 con Meno male che c'è Carla Bruni. Però avrei fatto vincere Fiorella». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero