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Dal 21 febbraio al 25 marzo, il giorno che, nel 1300, vide Dante Alighieri partire per il suo viaggio nella Divina Commedia, su Rai5 (canale 23) tutti i 100 canti in “Divina Commedia. Vespri danteschi”.
Su quegli stessi passi si muovono per la prima volta in tv un volto e una voce femminili: quelli di Lucilla Giagnoni che, da domenica 21 febbraio alle 23.00 su Rai5, porta in scena per Rai Cultura “Divina Commedia. Vespri Danteschi”: tre canti al giorno, per circa 30 minuti, fino ad arrivare a quella data del ‘300 e rendere omaggio al Sommo Poeta, a settecento anni dalla morte.
Un progetto nato con il supporto del Teatro Faraggiana di Novara, di cui Lucilla Giagnoni è direttrice artistica, e che ha preso vita nel periodo del primo lockdown, durante il quale l’attrice e narratrice ha scandito i giorni, dal palcoscenico di quello stesso teatro con le letture della Divina Commedia, accompagnata dalla ripresa video di Bianca Pizzimenti e dalle musiche firmate da Antonio Paolo Pizzimenti.
«Non è solo un attraversamento mentale e intellettuale dei versi di Dante – dice Giagnoni - ma fisico, corporeo, che restituisce la carnalità, il respiro, la voce, lo sguardo del racconto della Commedia. E soprattutto, un percorso compiuto fino in fondo da una donna, perché, forse non si è mai detto, la Divina Commedia ha una voce femminile». Una voce che – nella sua interpretazione – porta a quella figura umana, la “Vergine madre” che avvolge di uno sguardo femminile l’intera Commedia e indica la sola possibilità di salvezza e felicità per l’essere umano, come rivelano i memorabili versi a lei dedicati “Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta”.
Un messaggio che – aggiunge Giagnoni – è ancora attualissimo: «non cercare il dominio o il possesso, non vincere sopra le cose, ma unire gli opposti, dare armonia ai contrari. E anche se oggi sembra impossibile agire o compiere scelte di cambiamento di sguardo e di rotta, sono tempi, i nostri, in cui siamo chiamati a questa rivoluzione, siamo chiamati a sognare, immaginare e a fare l’impossibile. Abbiamo già dimostrato che si può fare».
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