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Come dobbiamo comportarci con le icone? Dobbiamo venerarle o possiamo permetterci il lusso di tirarle giù dai piedistalli e sporcarle con le nostre mani? Premessa d’obbligo per parlare di “Corto Maltese - Oceano Nero” (appena uscito in libreria), la prima avventura in cui il pirata nato dalla fantasia di Hugo Pratt nel 1967, viene liberamente rivisto e attualizzato. Un evento che segna anche l’esordio editoriale di Cong, la società svizzera che detiene i diritti mondiali dell’opera artistica di Pratt. La rinascita avviene in un elegante bianco e nero, con il tratto morbido di Bastien Vivès - autore francese, classe ’84, la firma di “Lastman”, la serie edita da Bao e approdata su Netflix - e i testi dello sceneggiatore e documentarista Martin Quenehen (1978), in una storia di pura avventura che si allontana dalla biografia di Pratt, sulle tracce di un leggendario tesoro, spostando l’azione dalla Spagna al Perù, dal mare aperto (come potrebbe mancare, il mare?) sino a Tokyo, fra miniere, una setta di ultradestra e servizi segreti.
«Vives è considerato il nuovo Pratt, Quenehen è un suo fan sfegatato – afferma Patrizia Zanotti, managing director di Cong – insieme hanno immaginato un Corto Maltese ventenne nel 2001, nei giorni dell’attentato alle Torri Gemelle, l’evento che ha sconvolto la loro generazione.
Nelle sue tavole Vivès strizza l’occhio ai manga e confeziona una storia fra cercatori d’oro sulle Ande, spacciatori di coca nella giungla (non poteva mancare Rasputin, la nemesi perfetta del protagonista) e non mancano le donne, misteriose e sfuggenti. Forse i puristi storceranno il naso ma “Oceano Nero” è un passo importante per Corto: dandogli l’agio di smarcarsi dal tempo e dalle sue radici a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento, può andare incontro a nuovi, giovani lettori e chissà, questa serie che si discosta dalla tradizione potrebbe proseguire. Lo meriterebbe. Il pirata più affascinante della narrativa – tutta, da “L’isola del tesoro” in avanti – non potrà mai tradire il suo creatore semplicemente perché Hugo Pratt è inarrivabile (lo dimostra anche nella “Trilogia delle religioni”, pubblicata a luglio da Rizzoli Lizard) con la purezza del suo tratto, sintesi ultima di pittura, narrazione e arte calligrafica.
Ciò posto, mentre il duo Juan Dìaz Canales / Rubén Pellejero pubblicherà con Rizzoli Lizard un nuovo albo nella prossima primavera, «integrando le avventure di Corto Maltese», a Cannes è stata annunciata una produzione tv in arrivo: «Sarà una grossa serie internazionale, realizzata da Red Production, uno studio inglese di proprietà di Studiocanal. Otto episodi con la sceneggiatura affidata all’australiano Andrew Knight», conclude Zanotti. Il resto è top secret. Sì, le icone splendono nelle loro teche ma solo quando tornano in mezzo ai fedeli dimostrano il loro valore. Così questo giovane Corto che ama le donne, anela la libertà e non uccide per denaro, ribadisce: «Non sono un marinaio, sono un pirata». E in questo tempo di supereroi cazzuti made in America, c’è un gran bisogno di un farabutto come lui.
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