«Nessuno deve restare indietro». È il mantra che Arisa ripete dal suo appartamento milanese, dove è in isolamento con il fidanzato e due cani, dopo aver...
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Coronavirus, Bocelli a Pasqua nel Duomo: «Il mondo ci ha avvisati, impariamo la lezione»
Quali brani ha preparato?
«I miei successi e cover italiane e internazionali. La mia musica non riempirà il frigorifero di chi ha fame ma spero di tenere in alto i cuori. Sono troppo emotiva in questo periodo anomalo».
Quale iniziativa l'ha toccata?
«Quella di Fedez e Chiara Ferragni per l'ospedale San Raffaele. Mentre ognuno pensava a mettersi al riparo, loro hanno tirato subito fuori un'idea concreta, indicando la via ad altri, anche a me, che mi sentivo smarrita. Mi commuovono i panieri solidali a Napoli, la gente che condivide dalle finestre. Prima non sapevo nemmeno chi abitasse sul mio pianerottolo».
Lei canta dal balcone?
«No. Qui c'è una soprano che ogni giorno alle 18 ci regala la sua voce. È più brava di me, ma io sono popolare e rischio di rubarle la scena. Non voglio essere Arisa nel mio quartiere».
Ha definito la sua versione di Imagine di John Lennon: un baluardo di pace e pari diritti interpretato di una ragazza rasata, tutta gonfia e un po' rifatta. È spietata con sé stessa: perché?
«Ho un rapporto conflittuale con il mio fisico. Senza capelli sono completamente esposta, alle critiche e alle emozioni perché non voglio nascondere niente, disagi compresi. Serve ad esorcizzarli».
In quarantena cosa fa?
«Studio, compongo, leggo Elena Ferrante e Creiamo cultura insieme un libro che insegna ad evitare i litigi con gli altri senza rinunciare al proprio punto di vista. Ascolto musica, soprattutto la nuova scena napoletana da Liberato a La Niña. Mi piacerebbe esplorare nuove sonorità, con i sintetizzatori».
Se lo figura il futuro prossimo?
«È appeso, come quello degli altri. Ho avuto tanto finora e mi basta. La salute è la priorità e io canterò comunque, non per velleità artistica. È la mia anima che si apre come un rubinetto».
Quale cambiamento si augura?
«Non eravamo sulla buona strada. Troppo individualismo e rivalità. Dovremmo aver capito che da soli non siamo niente, ci si salva insieme. Chi può, ora deve fare qualcosa, per fornire i beni primari, cibo e strumenti didattici a tutti».
Quando è sconfortata a cosa pensa?
«A mio padre, che in qualsiasi condizione continua a zappare la terra perché dovranno di nuovo nascere fragole e ciliegie».
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Il Messaggero