Si chiama “Na cosetta”, ma non è esattamente roba di poco conto. Anzi, questo locale cult del Pigneto, è da tempo pigmalione per i musicisti della...
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Come scoppiò la scintilla musicale?
«La devo a mio padre, che ha sempre apprezzato i cantautori. Poi un giorno vidi Guccini in concerto e fu una specie di folgorazione. La prima canzone che imparai con la chitarra fu La locomotiva».
Controvento è il titolo del singolo che lancerà il tuo album. Quale significato ha per te?
«E’ dedicata a mio padre, ma senza enfasi né malinconie. Una specie di confronto cantato tra la sua generazione e la mia. Ma ci sentiamo alleati nel condividere le stesse passioni e gli stessi pensieri».
Il tuo album di esordio si intitola semplicemente Nebbia. Va bene, è il tuo cognome, ma ha anche un significato simbolico? Come mai non hai dato un vero e proprio titolo a questo tuo primo album?
«Infatti mi piacciono i simboli, immagini che hanno un impatto forte che non ha bisogno, a volte, di parole. Quindi il mio cognome e una foglia mi sembrano perfetti per quello che voglio raccontare».
Il Messaggero