Colosseo, riaffiora l’antico pavimento di Vespasiano

Colosseo, riaffiora l’antico pavimento di Vespasiano
La scena potrebbe essere la stessa di un pellegrinaggio domenicale allo stadio. La folla che raggiunge il Colosseo e si incanala nell’area pedonale recintata che girava ad...

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La scena potrebbe essere la stessa di un pellegrinaggio domenicale allo stadio. La folla che raggiunge il Colosseo e si incanala nell’area pedonale recintata che girava ad anello intorno al monumento, alla ricerca dell’arcata giusta corrispondente al settore prescritto dalla “tessera” personale. Una scena che sembra oggi più facile da immaginare, visto che gli archeologi hanno riportato alla luce il pavimento in travertino originario dell’Anfiteatro Flavio. Vale a dire, il lastricato che duemila anni fa costituiva la quota di calpestio della cosiddetta “area di rispetto” del monumento, non altro che la promenade anulare rigorosamente pedonale al servizio del pubblico che doveva entrare al Colosseo per godersi ludi gladiatori e cacce. Siamo nella piazza del Colosseo, sul lato Sud, rivolto al Celio, presso lo sperone Stern e la Porta Libitinaria, dove si spalanca un cantiere mozzafiato, promosso dalla Soprintendenza archeologica di Roma guidata da Francesco Prosperetti, e posto sotto la direzione scientifica della direttrice del Colosseo Rossella Rea.

TRE ANNI DI SCAVI
Il risultato è frutto di tre anni di indagini, che hanno fatto riemergere a circa sessanta centimetri di profondità una sequenza perfetta di blocchi di travertino risalenti al I secolo d.C., cioè all’epopea Flavia del Colosseo sotto Vespasiano e Tito. «Le lastre di travertino hanno una grandezza regolare di circa cinquanta centimetri per quaranta - racconta la Rea - e sono disposte lungo circa trenta metri in modo da disegnare un andamento circolare che sembra seguire in parallelo il perimetro esterno del Colosseo».
 
Grazie alla scoperta, gli archeologi sono in grado di calcolare con precisione l’ampiezza dell’area di rispetto, in ben 17,50 metri. Non solo, ma gli scavi condotti a più riprese dalle archeologhe Patrizia Montagna e Marzia Quattrocchi della società cooperativa Parsifal, hanno anche identificato la base di due cippi. Dettaglio strategico perché il corridoio anulare era delimitato proprio da un sistema di cippi di marmo di altezze variabili in base alla quota della piazza («la pendenza della pavimentazione della piazza originaria era diretta al punto dove oggi c’è l’Arco di Costantino», precisa la Rea), piantati sul suolo a intervalli regolari, e ancorati tra di loro da catene di ferro.

LA RECINZIONE

Non altro che la recinzione che separava l’area pedonale da quella carrabile che attraversava la valle del Colosseo. La suggestione è forte: «Di questa pavimentazione non avevamo alcuna documentazione in questo settore del monumento - dice la Rea - è un patrimonio del tutto inedito. E oggi ci offre il segnale significativo che si potrebbe riportare tutto l’Anfiteatro Flavio alla sua vera quota. È possibile infatti - aggiunge la Rea - che ci siano altre prove della sua pavimentazione originale». Intanto il complesso delle lastre di travertino appena riaffiorate sarà “musealizzato”. Nessuna copertura, per intenderci. I blocchi saranno lasciati a vista, in un’area recintata, ma comunque integrati nel contesto monumentale dell’area. 
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Il Messaggero