Cirque du Soleil, continua l'immaginifico viaggio in Italia di “Corteo”: un grande successo

Un'immagine dello spettacolo
In un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà, tra un funerale immaginato come una festa di Carnevale, clown su biciclette volanti, letti-aerei e acrobate in...

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In un’atmosfera sospesa tra sogno e realtà, tra un funerale immaginato come una festa di Carnevale, clown su biciclette volanti, letti-aerei e acrobate in guêpière sospese sui candelabri, continua il viaggio in Italia di "Corteo", uno degli spettacoli della compagnia Cirque du Soleil più visto al mondo, con più di 8 milioni di spettatori in 19 Paesi.


Partito dal Pala Alpitour di Torino il 29 settembre, ha appena concluso le rappresentazioni a Milano. Dal 9 al 13 ottobre sarà a Bologna e infine dal 17 al 20 ottobre a Pesaro. Il riferimento al circo felliniano e al suo documentario "I clowns" pare evidente ma il regista e ideatore Daniele Finzi Pasca, che dirige lo spettacolo dal suo debutto a Montreal nel 2005, puntualizza subito: «Non ci siamo ispirati a Fellini, è semplicemente ormai naturale per noi italiani (io sono svizzero-italiano) concepire il circo come il maestro riminese».
L’idea dello spettacolo è nata a Las Vegas: un clown (interpretato dal piacentino Mauro Mozzani) immagina il suo funerale e sfilano davanti a lui sia gli angeli che gli amici di una vita in una sovrapposizione dei piani continua, un “corteo”, appunto. Fino a due anni fa Corteo veniva presentato nel tendone da circo, lo chapiteau, «ma era una struttura enorme sia da spostare che da montare, con almeno 9 giorni di lavoro precedenti», racconta Finzi-Pasca, «non sono molte le città che hanno un pubblico così ampio da poter compensare lo sforzo».

Ora invece arriva nei palazzetti e nelle arene, con una novità per il Cirque du Soleil: la doppia platea, ideata dal designer Jean Rabasse. «Per cercare di riprodurre la magia del tendone abbiamo diviso la sala in due grazie a un grande sipario, così l’azione scenica è speculare, gli spettatori sono vicinissimi e possono avere una visione più profonda», spiega il regista. «Al team abbiamo chiesto un grande sforzo acrobatico in più per adeguarsi alle nuove tecnologie sempre più raffinate». Gli acrobati sono rimasti per lo più gli stessi: dei 50 in scena, 20 erano presenti anche al debutto, con ben 8 medaglie olimpiche, per uno “spettacolo che vola”, tutto concentrato sulla dimensione aerea, con più di 260 costumi ideati per il cast da Dominique Lemieux.


La scenografia è grandiosa, nel centro del palcoscenico è riprodotto il labirinto della cattedrale gotica di Chartres mentre le tende centrali, dipinte a mano, sono ispirate alla Tour Eiffel. E anche la musica non è da meno, curata interamente da Maria Bonzanigo, ma ha presentato subito una grande sfida: «i musicisti sono disposti in vari spazi, perciò diventa difficile per chi dirige ma abbiamo creato davvero un gruppo coeso di artisti e musicisti tutti insieme intorno al clown», racconta la compositrice. Con tutto questo fa una certa impressione pensare agli inizi del Cirque du Soleil, nato a Montreal, Canada, per iniziativa di Guy Laliberté, ex-mangiatore di fuoco, insieme a una ventina di artisti di strada nel 1984. Gli spettacoli del Cirque sono stati visti ad oggi da più di 180 milioni di spettatori e solo nel 2018 ne sono stati lanciati 19 in tutto il mondo. E Laliberté è da anni uno degli uomini più ricchi del pianeta tanto da essersi regalato nel 2009 un tour nello spazio a bordo della navicella Sojuz TMA-16.
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Il Messaggero