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Torna in scena a Milano Chiara Francini: l'attrice, volto noto di fiction, cinema e teatro, è la protagonista insieme ad Andrea Argentieri, premio Ubu 2019 under 35, de «L'amore segreto di Ofelia» di Steven Berkoff, in cartellone dal 31 marzo al 3 aprile al Teatro Carcano di Milano. Lo spettacolo, con la drammaturgia di Chiara Lagani e la regia di Luigi De Angelis, si apre con i due attori che provano a distanza il testo di Berkoff, centrato sullo scambio epistolare tra Amleto e Ofelia, su quelle lettere di cui William Shakespeare non ha mai rivelato il contenuto. Il rapporto tra gli interpreti non è sereno: Francini-Ofelia si immagina un Amleto molto diverso da quello che si trova virtualmente davanti, eppure il disappunto diventa fascinazione quando lo spettacolo nello spettacolo va finalmente in scena.
Teatro Carcano, a Milano c'è Chiara Francini
Chiara Francini, com'è per lei Amleto?
«Per me deve avere le caratteristiche di fascinazione che provo quando mi piace qualcuno. Qui è profondamente presente l’aspetto passionale, l’aspetto erotico mentre nel mio caso deve esserci qualcosa che esula dalla bellezza, che deve prima toccare, ammansire, eccitare i miei neuroni. Amleto deve avere una magia: in fondo l’innamoramento è una magia di proporzioni, è più vicino alla poesia che l’aritmetica».
Com'è stato lavorare con il "suo" Amleto, Andrea Argentieri?
«Molto bello. Andrea è un attore di grande talento e ha dato esattamente quel candore, quella palpitazione necessari al personaggio dell’attore, per poi cambiare e riuscire a esprimere i colori di un Amleto che muta e ribalta completamente la scena iniziale».
Al centro dello spettacolo ci sono le lettere tra Ofelia e Amleto. Che amore ne esce?
«È la rappresentazione di quello che è l’amore al suo inizio, fatto di passione, cambi improvvisi, disarmonia prestabilita, di un tempo scandito da sospiri, paure, esaltazione. È un amore a volte quasi comico: la passione ai suoi esordi è come un'altalena che fa venire il mal di pancia ma dalla quale non si vorrebbe scendere mai».
Nel 2022 è possibile scambiarsi ancora messaggi d'amore che vadano oltre il “mi piace” sui social?
«Io credo che like e mi piace di oggi possano essere un incipit, ma che ci sia ancora una grande fame di parole, di messaggi più lunghi che sprigionano sogni e desideri, fantasie e gioia, dolore e vita».
Qual è il suo personale rapporto con Shakespeare?
«È il rapporto che ho con tutti i grandi autori: ammirazione, fascinazione.
Quanto ha influito la pandemia su "L'amore segreto di Ofelia"?
«Questo spettacolo si è nutrito, ha vissuto ed è germogliato durante la pandemia. I due attori provano a distanza: è una parte del racconto, ma è anche una grandissima metafora della modalità di comunicazione che si ha oggi attraverso i social. La pandemia è stata per certi versi un amplificatore del modo in cui ci si parla e ci si relaziona. Ecco perché questo spettacolo è profondamente centrato sulla realtà e sull’attualità».
E com'è allora tornare nei teatri a piena capienza?
«Una sensazione meravigliosa perché il teatro, soprattutto in questo momento dopo un periodo di pandemia, rappresenta la volontà di dialogo. Il rapporto tra l’attore e il suo pubblico rispecchia la necessità di tornare a toccarsi, a vedersi: il teatro è il palcoscenico nel quale questo può accadere perché non è riproducibile nel salotto di casa. Insomma il teatro è l’abbraccio di cui tutti abbiamo bisogno».
Attrice, conduttrice, scrittrice: quali altri obiettivi si pone ancora Chiara Francini?
«Voglio continuare a fare dei progetti che mi rendano piena, mi arricchiscano, mi diano l’opportunità di comunicare ciò che sento sia importante. Sicuramente il cuore del mio interesse è l’essere umano, in particolare quel paniere di delizie che è la donna».
La vedremo un giorno protagonista di un testo scritto da lei?
«Sì, forse mi vedrete, anche prima di quello che pensate».
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