A cena davanti al David di Michelangelo all'Accademia di Firenze, la notizia-beffa

A cena davanti al David di Michelangelo all'Accademia di Firenze, la notizia-beffa
Una bella tavola elegantemente imbandita, forse per un matrimonio davvero senza eguali visto che il banchetto è stato organizzato a Firenze nientemeno che ai piedi del...

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Una bella tavola elegantemente imbandita, forse per un matrimonio davvero senza eguali visto che il banchetto è stato organizzato a Firenze nientemeno che ai piedi del David di Michelangelo. Un lusso da nababbi? No, una fake news.


«Smentisco categoricamente, è una fake news: non c'è stata nessuna cena ai piedi del David di Michelangelo
» afferma Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell'Accademia di Firenze, in riferimento ad una foto che sta circolando in questi giorni sui social raffigurante una presunta cena di gala che si sarebbe svolta sotto il capolavoro michelangiolesco nella Galleria dei Prigioni del museo.

Hollberg annuncia la volontà  di adire le vie legali per denunciare «alcune agenzie continuano ancora a proporre l'organizzazione di cene e banchetti» tra le opere d'arte nonostante sia vietato. In realtà la foto è autentica ma si tratta di un’immagine relativa a un evento del 2013: una raccolta fondi organizzata dall’associazione Friends of Florence per iniziative di restauro. Ma da quando è direttrice Cecilie Hollberg ha infatti disposto il divieto di organizzare eventi nelle aree espositive, dove si trovano quadri e dipinti. I ricevimenti, secondo le nuove disposizioni, si possono allestire esclusivamente nell’area del bookshop o nel cortile vicino, e in caso di cene non è possibile portare all’Accademia alimenti caldi, né sono ammesse cene da seduti.

 «Ho deciso di smentire con una nota - spiega Hollberg - poiché credo che l'informazione leda l'immagine della Galleria. Per regolamento ho deciso, infatti, di disciplinare l'uso degli ambienti del museo, limitando questi tipi di eventi, nell'area del book shop e del cortile adiacente. La decisione è stata presa non solo per una questione di tutela ma soprattutto di rispetto per il patrimonio culturale a me affidato».
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Il Messaggero