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La prima Biennale d’Arte curata da una donna italiana e con la più alta partecipazione femminile della storia (quasi l’85 per cento di artiste), tocca un record di pubblico mai raggiunto, superando gli 800 mila biglietti venduti, cui si aggiungono le 22.498 presenze durante la pre-apertura: “Il latte dei sogni”, di Cecilia Alemani, titolo ispirato al libro di una scrittrice, Leonora Carrington, ha raccolto la più alta affluenza di pubblico nei 127 anni di storia della manifestazione veneziana. Figure scomposte tra umano e animale, cyborg, sfingi robot, donne farfalla, archetipi e cliché ribaltati, favole rivisitate: «Un percorso trans-storico», spiegò Alemani all’inaugurazione dello scorso aprile, «con una maggioranza di donne per affrontare il superamento della centralità dell’uomo e del maschio».
Aumento dei visitatori del 35 per cento
Definita subito da stampa e social come “La Biennale delle donne” («benissimo», commentò la curatrice, «ma perché le altre non sono mai state definite Biennali degli uomini?»), la 59esima esposizione, che ha appena chiuso, vanta quindi un aumento dei visitatori del 35 per cento in 197 giorni di apertura rispetto all’edizione pre-Covid del 2019 che rimase aperta per 173 giorni. Straordinaria la presenza dei giovani e degli studenti che sono stati 239.276, pari al 30% dei visitatori totali, provenienti per il 59% dall’estero e per il 41% dall’Italia. E in più 102,8 milioni di visualizzazioni che hanno generato più di 2 milioni di interazioni.
CECILIA ALEMANI
«Le 800.000 persone che sono venute a visitare “Il latte dei sogni” dimostrano che l’arte ha il potere di creare partecipazione e che, dopo tanti mesi di isolamento, vogliamo celebrare e vedere l’arte di persona, in un’esperienza gioiosa e comunitaria condivisa con tanti amici, famiglie, colleghi e amanti dell’arte», ha commentato Alemani, 45 anni, milanese, residente a New York, autrice di un percorso costruito intorno «alle trasformazioni, le metamorfosi e le infinite sfumature della definizione dell’umano, immaginando nuove possibilità di coesistenza, nuove armonie, convivenze finora impensabili e soluzioni sorprendenti».
IL PRESIDENTE CICUTTO
Un pensiero declinato in 1.433 opere, di 213 artisti di 58 Paesi che hanno intrecciato la loro fantasia con i racconti surrealisti alle origini del progetto: un viaggio in un mondo fantastico dove la vita è stata reinventata attraverso l’immaginazione e nel quale è concesso trasformarsi, diventare altro.
ZOOM
Cicutto ha anche aggiunto: «Voglio ricordare la grande determinazione e capacità della curatrice nell’aver realizzato una Mostra così importante e ricca malgrado le limitazioni imposte dai due anni peggiori della pandemia». Rimandata, l’esposizione è stata costruita «tutta online durante il lockdown, con incontri su zoom che mi hanno comunque consentito momenti di grande intimità con gli artisti» ha aggiunto Alemani, «una grande avventura, non priva di ostacoli e complicazioni. Pochissimi artisti sono stati in grado di venire a vedere prima gli spazi espositivi. Nessuno sapeva se le opere sarebbero arrivate a Venezia in tempo. Anche se ora le cose sembrano essere tornate a una sorta di normalità, sappiamo tutti che è stato un periodo straordinario e che ci sono voluti più di due anni per arrivare a questo punto. Il fatto che questa esposizione sia stata aperta puntualmente ad aprile ha del miracoloso».
Leoni d’Oro
Al femminile anche i Leoni d’Oro alla carriera, attribuiti, su proposta della Alemani, all’artista tedesca Katharina Fritsch e all’artista cilena Cecilia Vicuña. La prima curatrice donna italiana ha anche inaugurato la prima edizione “Biennale College Arte 2021/22” con giovani artiste e artisti emergenti under 30.
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