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Alle otto del mattino gran fermento in piazza della Corte, due camper cinematografici piazzati proprio di fronte a Palazzo Chigi. Ecco arrivare Garrone: viene subito riconosciuto e “circondato” dagli ammiratori. Nessuna aria da star, l’acclamato regista romano di “Gomorra” è gentile e mostra cordiale disponibilità con i fan. Dopo mezz’ora arriva un suv nella piazza: jeans color sabbia, t-shirt e scarpe da tennis blu, occhiali da sole scurissimi, riccioli e un accenno di barba, ecco il bel tenebroso Vincent Cassel.
La folla lo chiama, lo reclama, le ammiratrici urlano a squarciagola ma per l’artista non c’è tempo da perdere. Le fan non mollano, anzi si accampano di fronte al monumentale palazzo. L’attore, accompagnato dalla sua assistente, sale su uno dei camper per poi infilarsi rapidamente a Palazzo Chigi per girare la scena. D’altro canto la preparazione è lunga. Il film, il primo in lingua inglese per Garrone, è un libero adattamento delle cinquanta favole in napoletano del capolavoro di Basile, un mondo incredibile popolato da principi, orchi, fate. Il cast è stellare, con Cassel ci sono anche divi come Salma Hayek e l’italianissima Alba Rohrwacher.
Intanto, nei cortili e nei fastosi saloni di Palazzo Chigi, passati alla storia cinematografica per la celebre scena del gran ballo del “Gattopardo” di Visconti, ecco sfilare numerose comparse nei loro meravigliosi costumi d’epoca. Comparse tanto emozionate all’idea della grande occasione di questo prestigioso set, da riempire le pause di lavoro autoimmortalandosi in continuazione con una vera e propria full immersion di selfie nei loro abiti seicenteschi.
Cassel è stato impegnato sul set per tutto il giorno, unica pausa, il pranzo che si è concesso con la troupe nei giardini di Palazzo Chigi. Nessun albergo stellare romano, il divo ha scelto un lussuoso e panoramico hotel a picco sul lago di Castegandolfo. Set blindato, la lavorazione ad Ariccia andrà avanti per una decina di giorni. Per le fan, la caccia al sexy Vincent è solo all’inizio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero