Il grande regista Carlos Saura, ottantesette anni, è al Biografilm Festival di Bologna per presentare in anteprima mondiale il suo documentario “Renzo Piano. The...
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Un racconto, il suo, quasi in presa diretta delle varie fasi della costruzione, con molti interventi dello stesso architetto italiano sulla sua idea dell’arte e della creatività. E se Piano nel documentario parla di luce «come materiale più importante della stesso cemento», il regista spagnolo ha replica oggi a Bologna: «Senza luce non c’è cinema, il mestiere del regista è proprio quello di controllarla e lo posso ben dire io che ho lavorato tante volte con il grande Vittorio Storaro».
L’ossessione poi di Piano per il tempo, la durata dell’opera d’arte, è la stessa di Carlos Saura: «In questo le fotografie sono più fortunate - dice il regista che ha iniziato proprio come fotografo -. Le fai e l’attimo dopo hai davanti a te il passato, una cosa se si vuole terribile, ma anche affascinante. E poi le foto sono eterne, restano per sempre». I suoi referenti nel cinema sono sicuramente quelli «del neorealismo italiano», ma aggiunge poi:
«Ho conosciuto nella mia carriera Michelangelo Antonioni, ero amico di Marco Ferreri e ho sempre avuto una grande ammirazione per Federico Fellini. Oggi però - aggiunge - il cinema italiano, come quello spagnolo, si sta un pò perdendo e bisogna fare qualcosa quanto prima». Nel documentario anche molti interventi dello stesso Renzo Piano che parla non solo del difficile rapporto nella creazione tra tecnica e poesia, ma anche del fatto che, oltre alla luce, un altro elemento si ritrova in tutta la sua opera: l’acqua. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero