Cadario, tra sinfonica e Mozart in The Jungle: «Investire sul contemporaneo è importante per far continuare la musica»

Tiene a “battesimo” il Concerto per fagotto e orchestra di Marco Tutino, il 31 ottobre all’Auditorium Renzo Piano dell’Aquila, e poi a Natale accompagna...

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Tiene a “battesimo” il Concerto per fagotto e orchestra di Marco Tutino, il 31 ottobre all’Auditorium Renzo Piano dell’Aquila, e poi a Natale accompagna Lo Schiaccianoci di Ciajkovskij al Massimo di Palermo, prima di dirigere la prima assoluta di Jeanne Dark di Fabio Vacchi al Maggio Fiorentino.


Dall’opera lirica alla musica contemporanea, passando per il mondo hollywoodiano della serie tv
Mozart in the Jungle, e quello della trascrizione e arrangiamento pop con Morricone o Elisa: Alessandro Cadario, direttore d’orchestra e compositore, nato a Varese 40 anni fa, combatte i confini a “colpi di bacchetta”.

«La completezza del repertorio costruisce un percorso più lento, sicuramente molto faticoso, ma secondo me più moderno. Ogni Maestro ha delle caratteristiche da approfondire, ma questo non significa che bisogna restare circoscritti in un ambito».

Cadario, direttore ospite principale dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano, dal 2016, oltre che al podio, rivolge infatti la sua attenzione alla musica contemporanea, che interpreta con particolare dedizione, vista la sua duplice natura di direttore e compositore.

Le sue composizioni sono state presentate in prima assoluta al Lincoln Center di New York, al Teatro dell’Opera di Darmstadt e al National Concert Hall di Taipei; le sue più importanti opere musicali sono pubblicate da Sonzogno ed eseguite in tutto il mondo. Ha diretto inoltre numerose prime esecuzioni assolute.

«Affronto le composizioni di oggi con la stessa attenzione con cui mi avvicino a Beethoven. Investire sul contemporaneo è fondamentale per far continuare la musica». Il 31 ottobre sarà all’Aquila, Auditorium Renzo Piano, per la prima assoluta di
Medusa, di Marco Tutino, Concerto per fagotto e orchestra con i Solisti Aquilani e Paolo Carlini al fagotto.

«Non avevo mai diretto Tutino e invece, dopo L’Aquila, dirigerò nuovamente un suo lavoro,
Afternoon’s Game in prima esecuzione mondiale, il 10 novembre, al Teatro Dal Verme di Milano per il 75esimo anniversario dei Pomeriggi Musicali. La musica contemporanea oggi utilizza linguaggi molteplici e rispetto a 40 anni fa gli autori cercano un rapporto con il pubblico. Fondamentale inserirla nelle stagioni dei teatri».

La sua attività di composizione al momento ha ceduto il passo agli impegni sul podio. «Solo Bernstein o Esa-Pekka Salonen sono riusciti a mandare avanti entrambe le passioni. Io, in questa fase della mia carriera, cerco di mettere a disposizione dei colleghi la mia esperienza in questo tipo di repertorio. Con Fabio Vacchi ho costruito un legame stretto di collaborazione e sono felice di dirigere il suo nuovo lavoro al Maggio. Conoscere gli autori, di persona, arricchisce di sfumature l’interpretazione».

Viaggi nel futuro e indietro nel tempo. «La professione di un direttore si costruisce con l’esperienza. Un’orchestra vuole sapere con chiarezza come vuoi interpretare uno spartito e per diventare convincente ci vogliono anni e incontri diversi».

E lavorare come consulente per una serie tv come
Mozart in The Jungle è stato formativo?. «Noi “classici” abbiamo il dovere di non chiuderci nel nostro mondo. E di far conoscere le dinamiche e condividerle. Tra l’altro è stato molto divertente stare sul set con Placido Domingo e Monica Bellucci. Ho registrato le musiche e ho insegnato a Garcia Bernal come dirigerle, come muoversi. Ho portato in quel mondo il nostro linguaggio e credo che anche noi dovremmo portare nella classica un po’ di rock».

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Il Messaggero