Burri, Vedova e Schifano in mostra a Treviso

Emilio Vedova, Ciclo 61/62, 1962, olio su tela, cm 145,5 x 186, collezione privata
Il Museo di Santa Caterina di Treviso è un fiorire di belle mostre. Oltre a quella sugli Impressionisti e sulla figura femminile, dal prossimo 29 ottobre al 17 aprile 2017...

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Il Museo di Santa Caterina di Treviso è un fiorire di belle mostre. Oltre a quella sugli Impressionisti e sulla figura femminile, dal prossimo 29 ottobre al 17 aprile 2017 il pubblico potrà ammirare le tele di Burri, Gastone Novelli, Pizzinato e tanti altri protagonisti della seconda metà del XX secolo italiano all'interno della retrospettiva Da Guttuso a Vedova a Schifano. Il filo della pittura in Italia nel secondo Novecento. La mostra, curata da Marco Goldin, invita il pubblico ad apprezzare la fruttuosa arte italiana di quegli anni. «Un’occasione utilissima - spiega il curatore - perché la pittura sia un racconto che si faccia storia. Senza paura di essere. Occasione che si disporrà come una sorta di tavola sinottica dal 1946 all’anno 2000. Per ognuno di questi anni - ecco dunque perché nel sottotitolo della mostra ho evocato il filo della pittura che si dipana - sceglierò un artista che con una sua opera importante rappresenterà quella data precisa. Alla fine a uscirne sarà, fino in fondo, un racconto che illustrerà il mezzo secolo considerato».


 

Tra le opere che si potranno ammirare spiccano Nero (1956) di Alberto Burri, La luna e i suoi imitatori (1966) di Gastone Novelli, Cantiere (1947) di Armando Pizzinato e Ciclo 61/62 (1962) di Emilio Vedova. La mostra, come spiega Goldin, rappresenta il «desiderio di un racconto che tenga insieme, perché gli anni furono gli stessi, l’opera di Guttuso con quella di Afro, quella di Music con quella di Turcato. Oppure quella di Zigaina con quella di Tancredi, quella di Ferroni con quella di Vedova. O ancora, quella di Guccione con quella di Novelli, quella di Schifano con quella di Ruggeri. Sono solo alcuni dei nomi celebri che fanno la gloria di questa lunga storia, che solo per dire di altri va da Morlotti a Scialoja, da Birolli a Pizzinato. E poi da Dorazio a Vespignani, da Bendini a Francese. E ancora da Olivieri a Sarnari, da Ruggero Savinio a Lavagnino». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero