Nella Buca di Ciprì con Castellitto e Papaleo casca tutta l'Italia

Nella Buca di Ciprì con Castellitto e Papaleo casca tutta l'Italia
Un soggetto quasi chapliniano, con due poveri diavoli diversi in tutto uniti dal caso e dall’affetto di un cane. Un’ambientazione astratta e senza tempo, tra il...

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Un soggetto quasi chapliniano, con due poveri diavoli diversi in tutto uniti dal caso e dall’affetto di un cane. Un’ambientazione astratta e senza tempo, tra il fumetto e il Jeunet di "Amélie" (ma senza una città-mito come Parigi sullo sfondo a fare da bussola). Una recitazione sempre caricata, al limite del grottesco.




E un sottofondo “morale” - perché è pur sempre una storia di truffe e di ingiustizie a unire Castellitto, avvocato disonesto e maniacale, all’ex-galeotto Papaleo - che dovrebbe rimandare a certa commedia italiana. Anche se la strana coppia Castellitto-Papaleo allude vistosamente a quella Lemmon-Matthau. E gli inserti in animazione sanno d’America più che di Italia, anche se il tema, sembra di capire, sono il cinismo, la corruzione, l’indifferenza di casa nostra.



Non c’è che dire. Se Ciprì voleva stupirci e cambiare completamente “mondo” cinematografico, c’è riuscito. Che poi l’esperimento sia anche felice è un altro discorso. Dopo il grottesco “nero” di "È stato il figlio", qui siamo infatti in un mondo quasi rosa che sfuma (ma non cancella) brutture e nequizie con una luce morbida come lo sguardo di Valeria Bruni Tedeschi, la generosa barista pronta a mediare fra quelle due solitudini unite dal caso (e anche a dare qualche spiegazione a noi in platea, abbastanza disorientati).



Ma tutta la ricercatezza stilistica, il divertimento cinefilo e quello musicale non bastano a scaldare davvero un film che cerca ostinatamente un punto d’ancoraggio per non dissolversi in aria come una nuvola di fumo. C’è un passato dietro la storia di Papaleo, un’infanzia, un amore, una delusione lancinante, ma "La buca" è troppo prigioniero del suo stile per dar corpo a questo sentimento. C’è una paradossale umanità, per quanto soffocata e presa a calci dal personaggio, anche dietro le mattane dello strepitoso Castellitto (survoltato in stile Giannini più che Gassman).



Ma il film sembra perdere di vista l’insieme e procedere scena per scena, numero dopo numero. Con pezzi anche esilaranti (come il fotografo paranoico, o il giudice distratto) ma sempre “dimenticandosi” un po’ dei suoi personaggi. E forse anche di noi.



LA BUCA

Grottesco, Italia, 90’


Di Daniele Ciprì, con Sergio Castellitto, Rocco Papaleo, Valeria Bruni Tedeschi, Jacopo Cullin, Ivan Franek, Teco Celio, Sonia Gessner Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero