Bono sempre più ricco grazie a Facebook, suo gruppo guadagna 1,5 mld in 6 anni con azioni

Bono Vox (ilmessaggero.it)
di Giacomo Perra Non sarà la popstar più ricca del mondo, anche se poco ci manca. Di sicuro, però, tra tutte le stelle...

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di Giacomo Perra



Non sarà la popstar più ricca del mondo, anche se poco ci manca. Di sicuro, però, tra tutte le stelle della musica leggera, Bono Vox ha dimostrato di essere quella più talentuosa nel fiutare gli affari. Se non ci credete, provate a chiedere a Mark Zuckerberg a agli altri azionisti di Facebook, l’ultima miniera d’oro del frontman degli “U2”.



L’idillio tra l’interprete di “With or Without You”, attualmente in tour a Torino con la sua band, e la creatura del giovane imprenditore americano parte da lontano, nel 2009, quando il già ricchissimo artista irlandese ritenne che i titoli dell’azienda creata da Zuckerberg potessero fruttargli un bel po’ di soldini.



Così, senza pensarci due volte e impiegando un capitale pari a 56 milioni di sterline attraverso la “Elevation Partners”, il gruppo d’investimento partecipato insieme ad altri cinque soci, si impossessò del 2,3 percento del pacchetto azionario del colosso californiano. Una mossa azzeccata e molto fortunata. Forse addirittura più di quanto avesse previsto.



Nel giro di sei anni, infatti, grazie al social network, la società da lui cofondata ha guadagnato qualcosa come 940 milioni di sterline, circa 1,5 miliardi di euro, una cifra, secondo i calcoli dell’“Independent”, superiore addirittura agli incassi ottenuti da Bono in qualità di leader degli “U2” in trent’anni e passa di onorata carriera.



Stando sempre al conteggio del quotidiano britannico, comunque, essendo da dividere con i suoi partner, il lauto profitto introitato non gli avrebbe permesso, come sostenuto invece da altre fonti, di fregiarsi del titolo di cantante più danaroso. Prima di lui, infatti, nella speciale classifica ci sarebbero nientemeno che Paul McCartney e Madonna, rispettivamente primo e seconda con oltre un miliardo di euro e settecento milioni. Certamente se ne farà una ragione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero