Bob Dylan lascia l'Accademia del Nobel a bocca asciutta. Dopo una serie di apparenti tira e molla, l'enigmatico cantautore ha informato l'Accademia svedese che il 10...
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Dylan «ha sottolineato ancora una volta che si sente davvero molto onorato e vorrebbe essere con noi», ha riferito l'Accademia osservando che è «inconsueto ma non eccezionale», che un premiato decida di disertare la cerimonia. In passato hanno accettato il premio per la letteratura ma non si sono presentati Doris Lessing, Harold Pinter e Elfriede Jelinek mentre Jean Paul Sartre è il caso più celebre di un rifiuto del premio che però l'Accademia non ha mai riconosciuto. E anche nel caso della Lessing e degli altri autori «il premio appartiene ancora a loro così come appartiene a Dylan», ha precisato l'Accademia aggiungendo che l'unico requisito è che il cantante faccia la tradizionale Nobel Lecture entro sei mesi dal sei dicembre. Questo appuntamento può tenersi ovunque, non necessariamente in Svezia. Il premio a Dylan aveva provocato polemiche tra chi lo ha giudicato immeritato: «Sarebbe stato più giusto che fosse andato a Leonard Cohen», ha proclamato ancora oggi il poeta australiano Clive James mentre altri grandi esclusi, da Haruki Murakami e Philip Roth, hanno masticato amaro.
Lo stesso cantante che concluderà la prossima settimana a Fort Lauderdale in Florida il suo «Never Ending Tour» a zig zag per l'America, ha gettato benzina sul fuoco evitando di rispondere alle ripetute telefonate del Comitato subito dopo l'annuncio, al punto da farsi dare del «maleducato e arrogante» da un membro dell'Accademia. Dylan aveva rotto il silenzio e accettato ufficialmente il Nobel due settimane dopo l'annuncio in una telefonata alla segretaria permanente del premio Sara Danius a metà tra il serio e la presa per i fondelli: «Sono rimasto speechlees: senza parole». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero