Biennale, Baratta: «Interrogarsi sui nostri tempi è un'esigenza degli artisti ma anche del pubblico»

Il curatore della Biennale Ralph Rugoff e il presidente Paolo Baratta
Interrogarsi con l'arte su temi come i diritti sociali e l'integrazione sembra essere un'esigenza che accomuna creativi e spettatori. Nel primo giorno della vernice...

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Interrogarsi con l'arte su temi come i diritti sociali e l'integrazione sembra essere un'esigenza che accomuna creativi e spettatori. Nel primo giorno della vernice (bisogna aspettare sabato 11 maggio per l'inaugurazione e l'apertura al pubblico) della Biennale d'Arte, curata da Ralph Rugoff, intitolata May you live in interesting times”, sono state lunghissime le code davanti ai padiglioni con giornalisti da ogni parte del mondo, curatori, critici ed esperti del settore.


Il presidente Paolo Baratta, nel corso della tradizionale incontro assieme al curatore, non cela una certa soddisfazione. «Non faccio previsioni - dice - ma in questi giorni c'è un interesse del mondo e in Italia ai livelli massimi rispetto alla nostra storia. Il numero di presenze durante il vernissage è di per sé significativo». Oltre 5.000 gli accrediti stampa, di cui 3.242 straniera per ammirare le opere dei 79 artisti invitati (tutti viventi e con una maggioranza femminile).

Baratta, nel giorno dei primi bilanci, allarga il discorso anche al rapporto della Biennale con Venezia. Cresce il numero di eventi, di mostre, di appuntamenti organizzati nel periodo della Biennale: «Mi sono permesso di richiamare l'attenzione, in particolare dei veneziani - rileva - per non cadere nella trappola di chi dice che Venezia diventa una generica kermesse. Non è così. Ci sono iniziative molto diverse le une dalle altre. Ognuno persegue una sua missione, un suo scopo», e per Baratta «sapere leggere questo significa sapere leggere la complessità, la ricchezza di quello che sta capitando in città».

Ogni realtà, insomma, svolge una sua funzione: «C'è chi restaura palazzi per adibirli a spazi espositivi e questo fa molto bene alla città». Baratta ha quindi aggiunto che è il visitatore il vero interlocutore della Biennale, che dura fino al 24 novembre: «Noi siamo qui per aiutare l'incontro, far scoccare la scintilla tra l'opera d'arte e il visitatore», con l'aiuto anche di giovani, «cataloghi viventi», che nelle sale aiutano a una maggiore comprensione.


Il presidente non dimentica infine il fatto che la Biennale ha un ruolo istituzionale e svela che si sente di aver raggiunto appieno la propria funzione quando coglie il riconoscimento del pubblico non solo dal bilancio di fine anno, ma «dalla parola, dalla frase colta al volo. Non c'è nulla di più bello di sentire un commento che rileva che sta succedendo quello che tu speravi succedesse». 
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Il Messaggero