Belcanto, l'eredità di Pavarotti con la voce dei giovani va in scena all'Eliseo

Raccogliere l'eredità di Luciano Pavarotti non è certo una responsabilità semplice da portare. Per farlo, oltre al talento e alla disciplina, sono...

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Raccogliere l'eredità di Luciano Pavarotti non è certo una responsabilità semplice da portare. Per farlo, oltre al talento e alla disciplina, sono necessari una passione e un trasporto che non sono da tutti. Una sfida che hanno raccolto i giovani artisti di "Belcanto - The Luciano Pavarotti Heritage", spettacolo musicale in scena al Teatro Eliseo di Roma dal 26 maggio al 18 giugno, dimostrando di esserne all'altezza. «È una bella responsabilità, ma è anche un grande onore e una grande fortuna per noi», racconta a Messaggero Tv uno dei ragazzi del cast, il tenore Michele Silvestri - specialmente perché siamo italiani e lo "sentiamo" particolarmente». Belcanto, che dal 2013 è stato presentato anche a Parigi e a New York e il cui tour dopo Roma toccherà Germania, Austria, Francia e Turchia fino a dicembre, è uno show che è davvero in grado di riproporre il repertorio di Big Luciano, dai classici della lirica al rock 'n' roll, dal "Barbiere di Siviglia" a "Nel blu dipinto di blu" e "O' sole mio": «Si tratta di un excursus musicale dall'epoca barocca fino ai Queen senza tralasciare Verdi e Puccini - spiega il baritono Daniele Antonangeli - È proprio questa la grandezza di Pavarotti: essere riuscito a cantare nei teatri dell'opera più importanti al mondo ma anche ai concerti rock».


Alla direzione artistica dello spettacolo, che si avvale della partecipazione di dodici cantanti, sette musicisti e sette ballerini, c'è Franco Dragone, già famoso a livello mondiale per "Cirque du soleil", mentre la regia è di Gianfranco Covino e la direzione musicale di Pasquale Menchise. Nomi di grande esperienza, insomma, per dirigere dei giovani talenti. «Quella di far lavorare i giovani era la volontà di Luciano - dice il soprano Alessandra Della Croce - ed è per questo che noi siamo stati selezionati dalla Fondazione Pavarotti, per volere di Nicoletta Mantovani, che ha organizzato delle audizioni a Modena».


Ed è così che, insieme ai loro colleghi, Alessandra, Daniele e Michele sono diventati una sorta di "ambasciatori" dell'arte e della musica italiana all'estero. «Ci sono molti italiani che si sono trasferiti fuori dall'Italia che hanno fame e sete della cultura italiana - spiega il tenore - cultura che non riescono a ritrovare fuori dal loro Paese d'origine. Ecco perché la musica lirica e quella tradizionale in genere vanno così bene all'estero (guarda l'esempio de Il Volo, ndr). Li facciamo sentire a casa».
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Il Messaggero