Baustelle, dodici pezzi facili (ma non troppo): ecco “L'amore e la violenza”

Cassette autoprodotte e volantini autocostruiti. Era il 1996 quando i Baustelle cominciano a incuriosire pubblico e critica inneggiando all'avanguardia di massa e...

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Cassette autoprodotte e volantini autocostruiti. Era il 1996 quando i Baustelle cominciano a incuriosire pubblico e critica inneggiando all'avanguardia di massa e autopromuovendosi come ragazzi venuti dallo spazio, titolo del loro primo demo. Così il gruppo toscano di Montepulciano, amante della canzone d'autore italiana ma anche di new wave, elettronica e colonne sonore anni 60 e '70, cominciava ad affacciarsi sulla scena indipendente e libera, come il significato del loro nome. Questi erano i Baustelle. E questo sono rimasti oggi al loro ottavo album.





PROVOCAZIONE
Anticipato dal singolo Veronica, N.2, Rachele Bastreghi, Francesco Bianconi e Claudio Brasini usciranno il 23 marzo con L'amore e la violenza vol.2 - dodici nuovi pezzi facili, a un anno dal primo volume. «È la parte seconda, necessaria perché le cose che avevamo da dire non si erano esaurite», raccontano attraverso le parole di Francesco Bianconi i tre che si ritrovano al Cinemino di Milano per parlare del disco. E raggruppano dodici brani, ovvero dodici pezzi facili, come si legge nel sottotitolo, nati durante il tour precedente.
Facili? «È ironia e provocazione - spiega Bianconi - Nonché citazione cinematografica. Questo è un disco d'amore a differenza del primo, dove il tema era la guerra. Qui vogliamo cantare solo l'amore nel senso di annullamento di se stessi per darsi a qualcosa di altro. Non so se questo salvi o serva per vincere le guerre. Qui trattiamo l'amore nella sua accezione più cantata, più usata, più logorata. In questo senso, le chiamiamo spiritosamente canzoni facili. Ma facili non lo sono per niente».
 

La citazione cinematografica è quella dei Cinque pezzi facili, film del 1970 con Jack Nicholson. Titolo che ricorda la loro passione per il cinema. «Dario Argento e Tarantino. Ma non ci sono nemmeno più loro. Se tornasse di moda lo spaghetti western, comporremmo volentieri per il genere».
Ma in questo disco non è vero che manchi la guerra. La guerra c'è, è presente, ma sublimata e cantata in senso più largo. Amori impossibili, bramati e disillusi, dai ritornelli killer ai sound poliziotteschi e horror. In L'amore è negativo si trovano insieme Hitler, Donald Trump e Giuda: «È il sacrificio dell'io, il qui ci scappa il morto - dice Bianconi - L'amore come lo intendo io è negativo, sporco, finito, distruttore». L'eccezione del disco è Tazebao, «insieme di aforismi sul presente». Mentre in A proposito di lei immaginano una Patty Pravo in session con i Blur. «Vecchia canzone anni '60 a suo modo dove immagino che a finirla di cantare sia lei». Per chiudere scelgono Il Minotauro di Borges. «Partiamo da La casa di Asterione di Borges dove il protagonista è un innamorato diverso, il minotauro, cui i Baustelle aggiungono l'elemento amore».


OPERA APERTA
Non fanno fatica a citare l'opera aperta alla Eco quando fanno riferimento al pop, al mainstream e all'indie. «Le cose che mi piacciono sono quelle che hanno resistito nella storia. Non è da presuntuosi volere sopravvivere al tempo. Spesso succede che gran parte delle opere troppo aperte siano apprezzate postume perché l'interpretazione non coincide con il commercio».

Il mainstream che fa a pugni con l'indipendente? «Non vorrei che la sbornia del pop fosse la scusa per far prendere alla musica la strada più facile. Se abbattere il muro significa rendere uguale l'alternativo al mainstream più becero, forse sarebbe meglio rialzarlo il muro». Per loro, dopo la promozione, il tour. Questa volta si aprono le porte dei club. All'Atlantico di Roma il 19 aprile.
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Il Messaggero