Rino Barillari, grande festa al Maxxi per le fotografie della Dolce Vita

Rino Barillari
Nessuno può resistere al fascino dei suoi scatti, interpreti di un’intera epoca. Quella della Dolce Vita di via Veneto e della Hollywood sul Tevere. E così...

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Nessuno può resistere al fascino dei suoi scatti, interpreti di un’intera epoca. Quella della Dolce Vita di via Veneto e della Hollywood sul Tevere. E così alla mostra “Rino Barillari - The King of Paparazzi”, al Maxxi, ieri sera, è accorso praticamente il mondo. A cominciare da Carlo Verdone, grande amico del fotoreporter del Messaggero, che si lancia in abbracci. Tra i primi ad arrivare l’amministratore delegato de Il Messaggero Azzurra Caltagirone e l’ad della Caltagirone Editore Albino Majore, che salutano Gianni Letta. «Questa mostra - dice The King - è di tutti. Non è mia». Pioggia di flash mentre sono tante le televisioni ad intervistarlo. «Il principio a cui non ho mai derogato? Prima scatto e poi chiedo il permesso». E Mastroianni ha mai tentato di picchiarti per uno scatto rubato? «No, era gentilissimo». Lo accompagnano i registi Giancarlo Scarchilli e Massimo Spano, autori di un film sulle sue gesta. «Il paparazzo - aggiunge il fotoreporter - oggi è difficile farlo, anche con tanti mezzi tecnologici. Ci vuole la testa per fare buone foto». Alla corte del mitico fotografo non manca nemmeno il vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini.


«A Rino voglio molto bene - dice Verdone - e anche se non è romano di origine lo è diventato con il suo ottimo lavoro che ben racconta la Città Eterna». Sfilano Lina Sastri, con sciarpone blu, ed Elisabetta Pellini in noir, Simona Borioni. Alessandro Haber saluta Massimo Dapporto, Beppe Fiorello, in chiodo nero e cappellino con visiera, e Amedeo Goria. Ecco Mita Medici con Cristiana Pedersoli e Tosca D’Aquino. Valentina D’Agostino è in delizioso completo scozzese. E molto tardi si affacciano Pif, Livia Azzariti e Rodolfo Corsato.


Il percorso espositivo, in quattro sale suddivise seguendo un criterio tematico, presenta 100 foto “rubate”, ognuna delle quali racconta una storia, esaltate dal suggestivo allestimento curato da Martino Crespi. Scatti che brillano nell’oscurità delle sale. Lo spettatore incontra attrici e registi di tutto il mondo tra i tavolini di via Veneto, ma anche i grandi scoop degli anni Sessanta e Settanta: il ritrovamento delle foto di Paul Getty III, gli effetti personali di Pasolini dopo il suo assassinio, la rivolta del carcere di Rebibbia, gli attentati delle Br a Roma. Un segugio instancabile con un archivio personale di oltre 400.000 fotografie, che durante 60 anni di carriera ha collezionato 163 ricoveri al pronto soccorso, 11 costole rotte, 1 coltellata, 76 macchine fotografiche fracassate (alcune in mostra) e che, nonostante tutto, continua a regalarci i suoi scoop. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero