Audrey Hepburn spia anti-nazista: la rivelazione in un libro

Audrey Hepburn
Audrey Hepburn è stata una delle attrici più famose di Hollywood, ma ha avuto anche un ruolo che pochi conoscevano: la spia. A rivelarlo è Robert Matzen nel...

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Audrey Hepburn è stata una delle attrici più famose di Hollywood, ma ha avuto anche un ruolo che pochi conoscevano: la spia. A rivelarlo è Robert Matzen nel libro “Dutch Girl: Audrey Hepburn and World War II”, pubblicato da GoodKnight Books, dove si conferma che da adolescente Hepburn ha aiutato la resistenza contro i nazisti in Olanda.


La futura attrice è nata in Belgio nel 1929 in una famiglia di ceto alto: suo padre lavorava in finanza e sua madre, la baronessa Ella van Heemstra, era una nobildonna olandese. Nel 1935 il padre lasciò la famiglia e se ne andò a Londra, Audrey trascorse alcuni anni in una elegante scuola privata vicino a Dover, in Inghilterra, ma con l’inizio della guerra sua madre pensò che fosse meglio per lei e sua figlia trasferirsi in Olanda. Nonostante il titolo nobiliare, la famiglia non era ricca: «Mia madre non aveva un centesimo - rivelò l’attrice, morta nel 1993 - I miei genitori hanno divorziato quando avevo 10 anni, mio padre è scomparso, non avevamo soldi». Nel 1942 lo zio, Otto van Limburg Stirum, fu arrestato, imprigionato, e fucilato, una tragedia che ha convinto la madre di Hepburn, sostenitrice del nazismo, ad aiutare la resistenza. Fu nell’estate del 1944, quando Hepburn iniziò a fare volontariato per Hendrik Visser ‘t Hooft, medico e leader anti-tedesco, che si formarono i suoi legami con la Resistenza. Lei mise la danza al servizio degli anti-nazisti, iniziando a esibirsi in eventi notturni illegali, solo su invito, organizzati per raccogliere fondi. Inoltre, ha consegnato un giornale della Resistenza, l’Oranjekrant, e visto che parlava inglese, fu scelta da Visser ‘t Hooft per portare messaggi e cibo ai piloti alleati abbattuti nel 1944. Secondo il figlio dell’attrice, Luca Dotti, la guerra era sua storia preferita da raccontare: «Mi ha detto che era elettrizzante per lei».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero