Audivisivo, secondo settore trainante del Paese. Rutelli: «Certezze per le aziende»

Non sono solo  sogni : ogni euro di domanda aggiuntiva di servizi e prodotti, attiva un effetto moltiplicatore pari a 1,98 euro, ripartito diffusamente a vantaggio di tutta...

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Non sono solo  sogni : ogni euro di domanda aggiuntiva di servizi e prodotti, attiva un effetto moltiplicatore pari a 1,98 euro, ripartito diffusamente a vantaggio di tutta l'economia nazionale. E' questo il moltiplicatore di valore del cinema e dell'audiovisivo, secondo solo al settore delle costruzioni, ed è il  dato centrale del primo Rapporto Anica sul comparto, intitolato «Cinema e Audiovisivo: l'impatto per l'occupazione e la crescita in Italia».

Presentato  a Roma, introdotto da Francesco Rutelli Presidente di Anica, con l'intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, il lavoro, condotto dal Centro Studi di Confindustria, racconta in numeri l'industria dell'Audiovisivo nel suo complesso, il valore economico e i posti di lavoro generati direttamente e indirettamente, in numerose filiere connesse. Il settore è  infatti fortemente integrato nel sistema Paese, e avrebbe nella Capitale il suo hub naturale,  composto da quasi 8.500 imprese con una dimensione media di 4,5 addetti,  pari alla media europea.  Nelle imprese italiane di audiovisivo e broadcasting si conta un totale di 61mila posti di lavoro diretti (dipendenti o assimilabili). Nelle filiere connesse ne sono attivati quasi il doppio, circa 112mila. Per la prima volta viene stimato il valore dell'occupazione indotta, che esiste, quindi, in funzione dell'attività dell'industria audiovisiva. Tra diretti e indiretti, sono 173mila i posti di lavoro complessivi generati da cinema, audiovisivo, broadcasting. 

Eppure queste industrie «chiedono certezze per investire e per competere, a fronte di aggregazioni enormi che rischiano di colonizzare un Paese che si facesse trovare impreparato». E' questo l'appello del presidente dell'Anica, Francesco Rutelli:  «Siamo un boccone appetibile per il nostro mercato  per il nostro prestigio e per i nostri talenti. Chiediamo che si scelga, senza esitazioni, in modo corale, e con visione strategica, per sostenere la localizzazione degli investimenti in Italia, per evitare incertezze normative e lungaggini attuative, per regolare i diritti e i doveri dei nuovi campioni dello streaming, per tutelare la proprietà intellettuale di chi crea in Italia, per stroncare pirateria e crimini informatici, per difendere e promuovere le capacità produttive italiane, per far crescere la buona occupazione legata a questa filiera».
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Il Messaggero