Applausi liberatori alla fine delle arie più famose, standing ovation finale e corse sotto il palco per fotografare i cantanti col cellulare. Per una volta la Sala Santa Cecilia...
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L’occasione era ghiottissima: sabato sera è stata eseguita Aida di Verdi in forma di concerto diretta da Antonio Pappano, con un cast stellare. Il direttore ha vinto la sua scommessa, riuscendo a restituire sia le cifre intime sia quelle di più ampio respiro dell’opera.
Questo grazie alla sua grande esperienza nel teatro musicale e alla formidabile intesa con i complessi ceciliani, davvero in stato di grazia. Difficilmente in teatro è possibile arrivare a un tale lavoro di cesello e di raffinatezza nel rapporto tra voci e orchestra e restituire al pubblico così tanti particolari e linee interne. C’era grandissima attesa per il cast, composto da grandi cantanti quasi tutti al debutto nel proprio ruolo.
Il soprano Anja Harteros, nei panni di Aida, ha musicalità, classe e temperamento da vendere. Peccato però che dopo un inizio molto avvincente la sua interpretazione nella parte finale dell’opera sia stata compromessa da problemi tecnici, soprattutto nel registro acuto. Accanto a lei il tenore tedesco Jonas Kaufman, ha superato con classe, musicalità e intelligenza il temibile ruolo di Radamès, a cominciare dalla celeberrima e impervia ‘Celeste Aida’ d’esordio. La sua è una voce molto particolare e soprattutto nel registro medio-grave non risulta sempre convincente.
Ma che presenza, che spavalderia, e che sicurezza! Amneris era il mezzosoprano russa Ekaterina Semenchuck: la sua è stata una prova nel complesso convincente. Ottime le prove di Erwin Schrott nel ruolo di Ramis, di Paolo Spotti in quello del Re e di Ludovic Tézier in quello di Amonasro. Completavano adeguatamente il cast Paolo Fanale (Messaggero) e Donika Mataj (Gran sacerdotessa). Superlativa la prova del Coro, istruito da Ciro Visco, in totale sintonia con le intenzioni di Pappano. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero