Dal primo marzo nelle sale Dark Night,liberamente ispirato al tragico caso del Massacro di Aurora. Il film ritrae sei personaggi, compreso il giovane killer, nelle ore precedenti...
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Dark Night è stato presentato al Sundance Film Festival, nella selezione ufficiale 2016 e ha vinto il Premio Lanterna Magica alla 73a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti de La Biennale di Venezia 2016.
«Ci sono alcuni film - dice il regista Tim Sutton - che mi hanno fatto nascere il desiderio di diventare regista. Quando ho visto per la prima volta I 400 colpi di François Truffaut (1959) - e ogni volta che lo rivedo ancora – rappresenta per me intimità, gioventù, bellezza, umorismo, autenticità, solitudine, è una storia d'amore epica ed è l’esempio di ciò che una storia cinematografica può offrire attraverso l'intelligenza e l'anima utilizzando la minima quantità di strumenti o trucchi. È stato però Ballast di Lance Hammer (2008) che non mi ha fatto rinunciare alla voglia di realizzare un film. Quel film è così sottovalutato che mi addolora. Lo stile etereo della narrazione, la cinematografia strutturata, i personaggi autentici presenti in un mondo strano e rallentato, riconoscibile ma del tutto unico. Il montaggio di questo film ti sposta ritmicamente in avanti con una voce fresca e un'estrema sicurezza registica. Sono troppi da contare i film che mi hanno letteralmente ossessionato. Solo per parlare degli italiani, da Professione: reporter (1975) di Michelangelo Antonioni a Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci (1972) a Gomorra di Matteo Garrone (2008)».
«Ogni mio film - dice Sutton - ha una vibrazione simile per quanto riguarda l’aspetto estetico, ma per ciascuno l’approccio è stato in qualche modo diverso».
«Per girare Dark Night (2016) ho avuto sedici giorni. Avevo una sceneggiatura molto precisa. Ho tagliato alcune scene che pensavo non aiutassero la narrazione. L’andamento narrativo doveva essere come un imbuto, in un certo senso, sempre più stretto. Ci sono alcune scene che mi sono davvero piaciute ma che ho tagliato. È un film abbastanza duro così com'è e non volevo portare la gente fuori da questa spirale. E così siamo andati avanti in termini di atmosfera da thriller, piuttosto che rappresentare momenti reali». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero