Angela Finocchiaro dal 26 dicembre all'Ambra Jovinelli di Roma lotta contro il Minotauro e grida: «Ho perso il filo»

Angela Finocchiaro dal 26 dicembre all'Ambra Jovinelli di Roma lotta contro il Minotauro e grida: «Ho perso il filo»
Vestita con l'armatura da cavaliere, elmo in testa e spada in mano, grida contro il Minotauro circondata da giovani soldati. Angela Finocchiaro diretta da Cristina Pezzoli...

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Vestita con l'armatura da cavaliere, elmo in testa e spada in mano, grida contro il Minotauro circondata da giovani soldati. Angela Finocchiaro diretta da Cristina Pezzoli conquista la scena in «Ho perso il filo», spettacolo scritto con Walter Fontana, che la vede protagonista dal 26 dicembre e per tutte le feste all'Ambra Jovinelli di Roma (per poi proseguire in tournée con tappe a Novara, Torino, Pisa, Ferrara, Siena, Mestre, Lecce, Taranto Messina). «Avevamo voglia di scrivere qualcosa di personale. Poi il materiale è cresciuto ed è nata l'idea di far affrontare il Minotauro a un'eroina pasticciona e anticonvenzionale», racconta l'attrice.


Sul palco dunque Angela Finocchiaro indossa i panni di «un'attricetta di mezza età, stufa dei soliti ruoli e di chi la critica di non saper cambiare». Così per un giorno decide di interpretare Teseo, il mitico eroe che si infila nei meandri del labirinto, ma una volta entrata niente va come previsto e Angela si ritrova accolta da strane creature. Un misto tra acrobati e spiriti dispettosi (in realtà sono i danzatori delle coreografie di Hervé Koubi), che la circondano, la disarmano, la «frullano come un frappè» e, soprattutto, tagliano il filo che le assicurava la via del ritorno, costringendola a trabocchetti e prove di coraggio. «Si parla dell'oggi - prosegue la Finocchiaro - della superficialità che dilaga, i figli, gli egoismi, i problemi di coppia, la religione. L'attrice in scena in qualche cosa mi somiglia. È una donna dalla vita confusa, smarrita, insufficiente, ma con una sua cifra umoristica. Tra i temi affronta spesso la morte: mi piace che si rida anche di cose tragiche».
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Il Messaggero