Una “task force” per valutare come riprendere l'attività garantendo la sicurezza del pubblico e dei dipendenti, ma anche per immaginare nuovi modi di fare...
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Dopo 40 giorni di fermo, l'associazione delle fondazioni liriche italiane ( Anfols) prova a fare il punto e ad attrezzarsi per fare fronte alla crisi e a un ritorno alla normalità che appare ancora lontano. I sipari restano abbassati, gli spettacoli cancellati ancora per tutto il mese di maggio. E intanto si ragiona sul da farsi .
«Oggi non sappiamo ancora quanto sarà lungo il percorso per arrivare alla completa riapertura, ma sappiamo che anche il mondo dello spettacolo dovrà confrontarsi con le misure di distanziamento interpersonale o l'adozione di dispositivi individuali quali guanti e mascherine», scrive l'associazione alla fine di un lungo confronto in teleconferenza tra i teatri di tutta Italia.
Misure che riguardano tutti, ma che certo sono «difficilmente compatibili» con i modelli di produzione dello spettacolo dal vivo o dell'opera lirica. Da qui la necessità di mettere a punto proposte che l'associazione intende proporre come contributo per la fase 2 così da evitare il più possibile di rallentare la fase riapertura.
Non solo. Tra le necessità delle fondazioni liriche anche una «specifica normativa che consenta l'integrazione degli ammortizzatori sociali attualmente previsti per i dipendenti. «L'obiettivo condiviso da tutti - spiegano Francesco Giambrone e Fulvio Macciardi, rispettivamente presidente e vicepresidente Anfols - è farci trovare pronti a riaprire non appena sarà possibile farlo. Consapevoli delle tante specificità del nostro settore, crediamo sia molto importante in questa fase così delicata e incerta offrire piena collaborazione al governo nel suo impegno costante a studiare la fase delle riaperture».
E la prima necessità, concludono, è «riprendere al più presto il rapporto con il nostro pubblico e tutelare i nostri lavoratori, che sono, insieme agli artisti scritturati, il vero capitale umano su cui costruire la ripresa delle attività». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero