Abolire il carcere, la proposta del senatore Manconi

Abolire il carcere, la proposta del senatore Manconi
Abolire il carcere. Una ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini. E' il titolo di un libro (Chiarelettere, pp. 128, 12 euro) scritto dal senatore del Pd Luigi...

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Abolire il carcere. Una ragionevole proposta per la sicurezza dei cittadini. E' il titolo di un libro (Chiarelettere, pp. 128, 12 euro) scritto dal senatore del Pd Luigi Manconi con Stefano Anastasia, Valentina Calderone e Federica Resta.




Per gli autori non si tratta di una provocazione. Nel 1978 il parlamento italiano votò la legge per l’abolizione dei manicomi dopo anni di denunce della loro disumanità. E ora, sostengono, è arrivato il momento di abolire le carceri che, argomenta il libro, servono solo a riprodurre crimini e criminali e tradiscono i principi fondamentali della nostra Costituzione.



“Non ci appare stupefacente che in tanti secoli l’umanità che ha fatto tanti progressi in tanti campi delle relazioni sociali non sia riuscita a immaginare nulla di diverso da gabbie, sbarre, celle dietro le quali rinchiudere i propri simili come animali feroci?”, scrive nella postfazione Gustavo Zagrebelsky.



Tutti i paesi europei più avanzati stanno drasticamente riducendo l’area del carcere (solo il 24 per cento dei condannati va in carcere in Francia e in Inghilterra, in Italia l’82 per cento), sottolineano ancora gli autori. In Italia chi ruba in un supermercato si trova detenuto accanto a chi ha commesso crimini efferati. Con una percentuale di recidiva è altissima.



E dunque? La detenzione in strutture in genere fatiscenti e sovraffollate deve essere abolita, sostengono ancora Manconi e gli altri autori del voljume, e sostituita da misure alternative più adeguate, efficaci ed economiche, capaci di soddisfare tanto la domanda di giustizia dei cittadini nei confronti degli autori di reati più gravi (solo una piccola quota dei detenuti) quanto il diritto del condannato al pieno reinserimento sociale al termine della pena, oggi sistematicamente disatteso.



Il libro indica dieci proposte, già oggi attuabili, per provare a diventare un paese civile e lasciarci alle spalle decenni di illegalità, violenze e morti. Si va dalle semidetenzioni (privazione della libertà personale limitata a determinati periodi), alla pena a casa e la libertà in prova (con o senza sorveglianza elettronica), alle pene pecuniarie (provvedimenti ablativi come la confisca dei proventi del reato o prescrizioni riparative come i risarcimenti) alle misure interdittive impediscono di svolgere funzioni, professioni o attività connesse al reato per cui si è stati condannati. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero