A vent'anni da Leone d'Oro, omaggio al Maxxi per Paola Pivi

L'installazione di Paola Pivi al Maxxi
Un soffitto morbido e colorato che ti sorride e ti avvolge con cuscini intrecciati nati dalle vesti dei monaci tibetani. Uno dei suoi orsi, spiaggiato come un trofeo di caccia che...

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Un soffitto morbido e colorato che ti sorride e ti avvolge con cuscini intrecciati nati dalle vesti dei monaci tibetani. Uno dei suoi orsi, spiaggiato come un trofeo di caccia che sembra sorriderti sornione mostrando la pelliccia sintetica, ruote di bicicletta inzeppate di piume che girano ipnotiche e leggere, un piccolo divano che gronda profumo, un'enorme distesa di materassi sulla quale giocare.


A vent'anni dal Leone d'oro che la lanciò sul panorama internazionale, il Maxxi si colora con l'arte giocosa di Paola Pivi, «artista e italiana anomala» come si definisce subito lei accogliendo l'omaggio del museo romano con una personale che vuole raccontare tappe importanti del suo lavoro.

«Una mostra che lancia anche il nostro desiderio per il 2019 di dare spazio al pensiero delle donne, perché la loro idea può aiutarci a cambiare la triste visione del mondo attuale - dice il direttore artistico Hou Hanru, che insieme a Anne Palopoli ha curato il progetto site specific - con le opere di Paola, per una volta possiamo giocare come bambini».

Senza mai dimenticare però, avverte seria l'artista - una vita nomade da Alicudi all'India, da Shanghai all'Alaska dove risiede felice dal 2006 - che le opere d'arte non sono mai solo gioco, bellezza, colori: «L'arte rende le persone più coscienti, più intelligenti e quindi in qualche modo più pronte ad affrontare la complessità e le brutture del mondo. Io lavoro così. Ma il lavoro è politica, ogni opera d'arte è politica». 
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Il Messaggero