«Il cinema italiano è vivace e ricco di energie a dispetto delle difficoltà finanziare. Ogni anno ci sono nuovi registi, non pochi film hanno successo...
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Quando le è venuta l'idea?
«Molti anni fa, ma spesso le idee rimangono “addormentate” a lungo per poi risvegliarsi quando meno te l'aspetti e capisci che è venuta l'ora di portarle sullo schermo».
Senza guastare la sorpresa degli spettatori, cosa può dire del film?
«Che parla d'amore, innanzitutto. E racconta come la tecnologia abbia cambiato la nostra vita, moltiplicando la comunicazione e dandoci un'illusione di eternità».
Perché i due protagonisti si parlano per via digitale?
«Perché sono amanti clandestini: lui è sposato. Si incontrano quando possono e nell'attesa di rivedersi, comunicano attraverso telefoni e computer».
È stato difficile convincere un grande attore come Irons a comparire quasi sempre sullo schermo di un computer o sul display di un cellulare?
«Non è stato difficile perché Jeremy, che ha una sola scena “dal vivo” con Olga Kurylenko (ed è una scena erotica molto intensa, ndr), ha capito perfettamente che il suo personaggio è il motore della storia. E ha accettato la sfida con entusiasmo».
Il suo film è atipico anche nella scelta dei luoghi: dove ha ambientato le riprese?
«La storia si svolge tra Scozia e Yorkshire. Ma una piccola parte del film si svolge in Italia, sul lago d'Orta vicino a Novara. Abbiamo girato sull'isoletta di San Giulio, ribattezzandola Borgo Ventoso. Alcuni interni sono stati realizzati fra Trento e Bolzano».
E lei, Tornatore, che rapporto ha con la tecnologia?
«Mi ha sempre incuriosito, ma la uso con moderazione. Mando molti sms ma poche mail e Skype mi innervosisce perché, non riuscendo ad avere l'inquadratura ottimale, il viso dell'interlocutore finisce per sfuggirmi. Ma riconosco che il progresso digitale permette di fare delle cose che fino a 15-18 anni fa erano pura fantascienza».
Cosa pensa del successo di Checco Zalone?
«È importantissimo per l'intera industria. I film di largo consumo rendono la vita più facile a tutti gli altri. Fare film è stato sempre difficile, anche 50 anni fa».
Cosa ci lascia Ettore Scola, appena scomparso?
«I suoi 30 film che sono entrati nella storia, a cominciare dal capolavoro Una Giornata particolare. L'esercito sempre più numeroso degli amanti del cinema continuerà ad imparare da Scola che si possono affrontare i temi della vita quotidiana e si può sorridere con intelligenza, eleganza, profondità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero