BRUXELLES - Nonostante la grave crisi economica e del mercato del lavoro innescata dalla pandemia, la povertà è rimasta stabile in Ue, sebbene con un'elevata eterogeneità tra...
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Il Regno Unito ha registrato la variazione più ampia di famiglie con un reddito al di sotto della soglia del rischio di povertà, con un tasso di crescita stimato all'85,4%. A seguire, Islanda (32,6%), Germania (25%) e Lettonia (9.9%). In questi paesi l'emergenza sanitaria ha portato ad un aumento della povertà. D'altra parte, sottolineano i ricercatori, circa la metà degli Stati membri non hanno registrato differenze sostanziali rispetto ai livelli pre-pandemia. Per quanto riguarda l'Italia Basilicata, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna sono state le regioni più colpite, seguite da Lombardia, Toscana, Molise e Sardegna. Grazie al sostegno e alle misure dei governi durante la pandemia, inoltre, le ineguaglianze di reddito sono state persino ridotte nei paesi europei. Al contrario - spiega il rapporto - senza tale sostegno la crisi avrebbe colpito ancora più duramente le fasce più basse di reddito, con conseguenze più pesanti per i segmenti più vulnerabili della popolazione e differenze più accentuate tra e all'interno dei paesi.
Le disuguaglianze più significative si registrano all'interno degli stessi Paesi, tra città e regioni. Un dato, che secondo i ricercatori può essere spiegato alla luce del fatto che in molti paesi le regioni, essendo competenti in materia di politica sociale, hanno messo a punto interventi specifici a livello locale per aiutare le famiglie più povere a mitigare gli effetti della crisi, in particolare con sostegni finanziari diretti o con l'aumento del potere d'acquisto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero