Pop-Up City al "Maker Faire": esplorare il territorio attraverso la tecnologia

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SUD PONTINO

Un team di professionisti del settore artistico-informatico del sud pontino lancia il progetto "Pop-Up City", percorsi reali e virtuali di riattivazione del territorio. L'occasione arriva dalla Fiera dell'innovazione tecnologica "Maker Faire" di Roma. Il progetto, nato nel 2021 in occasione del bando Vitamina G della Regione, parte da un'idea di Diana Ciufo, architetto e scenografo minturnese, presente insieme agli artisti del gruppo creativo "Full of Beans" (associazione culturale che opera dal 2013), nel padiglione Research, nello stand dell'Università La Sapienza per raccontare da vicino il proprio visionario punto di vista in grado di mostrare i tesori nascosti del territorio utilizzando la tecnologia digitale della realtà aumentata applicata ai beni culturali. «Pop-Up City spiega Diana Ciufo, che ha condotto e coordinato l'intero percorso - è un portale' che consente di raccontare leggende, storie vere, false o verosimili, raccolte nel territorio del Golfo di Gaeta e restituite attraverso un percorso autoriale di rielaborazione artistica che si avvale di tecniche diverse: pittura digitale, 3d art, cinema, foto, audio». Uno strumento in grado di rendere visibile l'invisibile e già sperimentato tra Minturno e Gaeta e che ora partirà con il progetto pilota anche a Formia coinvolgendo anche altri protagonisti: Edoardo Palma (regista, video maker, artista video), Emanuele Gaetano Forte (regista e documentarista), Antonio Palma (illustratore), Luca Di Cecca (supervisor, regista e animatore), Alessio Placitelli (Mr Wolf tecnologico), Marta Di Russo (scrittrice), Piera Mastantuono (giornalista), Marianna Fazzi (curatrice, organizzatrice culturale e musicale), Luca Ragucci (web designer e Seo), l'iraniana Anna Mostafa Pour (graphic designer), Daniela Dispoto (architetta). «Perché si attivi il contenuto multimediale - osserva la Ciufo - il fruitore-esploratore deve trovarsi fisicamente in un luogo predeterminato, prendere il proprio telefono e inquadrare un QR-code prima e un portale poi».

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Il Messaggero