Coraggiose e orgogliose del proprio corpo. Anche se tappezzato di smagliature. Proprio quando il mondo continua a propinare...
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Proprio quando il mondo continua a propinare l'immagine di donne scultoree, senza un filo di grasso e cellulite, arrivano loro: Alexandra Elle ed Erika Layne, due mamme americane della East Cost, stanche di modelli stereotipati, che hanno lanciato l'account su Instagram #LoveYourLines, un luogo dove la smagliatura viene celebrata e non denigrata.
In meno di due settimane, l'account ha raccolto l’adesione di oltre 40mila persone e aumentano sempre di più le foto di donne che decidono di postare le foto delle loro linee che si intrecciano con le storie delle loro vite. Donne di ogni età, di ogni taglia e di ogni estrazione sociale hanno presentato il loro corpo così com'è dopo una gravidanza o anche solo per effetto di qualche chilo.
«LoveYourLines è una campagna fotografia per contribuire a mostrare la bellezza del corpo femminile» hanno spiegato le due fondatrici, che hanno deciso di uscire dall'anonimato intervenendo al famoso programma statunitense “Good Morning America”.
In pochi giorni le foto si sono moltiplicate e con esse la consapevolezza di non essere sole. Un donna di 50 anni ha rivelato l'immagine della sua pancia dopo tre gravidanze: «Sono così orgogliosa di condividere le mie linee con voi» ha scritto. «Ho le smagliature da quando avevo 13 anni. Sarò onesta, non mi piacciono. Non ho mai indossato un bikini ma trovo queste donne così belle» ha scritto un'altra utente. «Ho le smagliature, e allora? È il mio corpo! La mia natura! Devo nasconderlo? Mai!» ha scritto un'altra mamma orgogliosa dei suoi bambini.
Si stima che circa l'80 per cento delle persone hanno smagliature spesso causate da cambiamenti di peso o ormonali. In molti casi la gravidanza è la causa principale. «Siamo mamme e il nostro corpo ha iniziato a riempirsi di linee prima di avere figli – hanno raccontato le fondatrici - Questo è un luogo d'incontro dove possiamo sentirci noi stesse senza doverci vergognare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero