Lo stile, la magia, il mito di Lady Diana torneranno presto a vivere in un’asta da sogno. Il 5 e 6 dicembre prossimi a Beverly Hills, Los Angeles, la Julien’s Auctions...
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Non è certo la prima volta che il guardaroba appartenuto alla Spencer viene svuotato a beneficio di appassionati e collezionisti ma, con tutta probabilità, anche questo (ennesimo) appuntamento otterrà il successo che merita.
Tra i capi che compongono la selezione, infatti, si trovano veri e propri pezzi da novanta: il più costoso e il più famoso, forse, del lotto è un abito di chiffon di seta ideato dalla celebre stilista inglese Zandra Rhodes, il cui valore dovrebbe oscillare tra gli 80 e i 100mila dollari. Diana lo indossò nel 1987 in occasione di una serata di beneficenza tenutasi al London Palladium.
Un po’meno caro ma certamente accessibile solo alle tasche di una ristretta cerchia di fan è poi il vestito di seta verde disegnato dalla francese Catherine Walker e sfoggiato dall’ex consorte di Carlo d’Inghilterra nel 1993 durante un evento mondano in Malaysia: chi vorrà accaparrarselo potrebbe arrivare a spendere fino a 80mila dollari.
Tra gli altri capi, inoltre, non si possono non citare l’abito da sera rosa con cui Diana presenziò nel 1993 ad una rappresentazione della “Boheme” al London Coliseum e il cappotto di lana bordeaux indossato dalla principessa in un giorno nel 1983 mentre accompagnava il figlio William all’aeroporto di Aberdeen.
“Per alcuni dei vestiti di questa prestigiosa collezione si tratta della seconda vendita - ricorda Martin Nolan, direttore esecutivo della Julien’s Auctions - e a cederli la prima volta fu proprio Diana. Era il giugno del 1997 e su proposta di William la principessa si convinse a vendere per devolvere il ricavato a importanti progetti umanitari”. A proposito, una delle “chicche” dell’asta è la lettera con cui la Spencer ringraziò il suo primogenito per averla spinta a organizzare quella collezione: “L’ispirazione per questa meravigliosa vendita viene da una sola persona… nostro figlio William”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero