Anzio, il campione olimpico Klaus Dibiasi dona la testa del femore per aiutare altri malati

Klaus Dibiasi all'ospedale di Anzio
Di un campione, di un granda campione, meglio non buttare niente, nemmeno un osso. Lo dicono sorridendo ma all'ospedale di Anzio ci tengono - e fanno bene perché...

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Di un campione, di un granda campione, meglio non buttare niente, nemmeno un osso. Lo dicono sorridendo ma all'ospedale di Anzio ci tengono - e fanno bene perché l'esempio è importante - a far sapere della generosità di Klaus Dibiasi, plurimedagliato asso olimpico, e della sua donazione al Coordinamento aziendale trapianti della testa del femore.












Donazionale effettuata dopo l’operazione di artoprotesi di anca eseguita nel reparto Ortopedia dell’ospedale di Anzio.

Il pezzo di osso, sostituito da una normale protesi al titanio, andava buttato tra i cosiddetti rifiuti speciali, ma ai medici del Coordinamento trapianti è sembrato uno spreco. E’ stata quindi avanzata la richiesta di donazione e il campione di tuffi è stato ben contento di accettare.



"Il tessuto donato – spiega il dottor Ambrosini, responsabile del Coordinamento aziendale trapianti – inviato alla Banca Muscolo Scheletrica di Roma, è molto prezioso perché può essere lavorato e diventare sostegno per molte persone malate, specialmente per quelle affette da neoplasie scheletriche".



Per motivi di privacy niente trapela sull’infortunio, subito da Klause DiBiasi che l’ha portato in ospedale. Sembra, però, che l’intensa attività fisica e gli stress meccanici, subiti in decine di anni di attività possano essere stati determinanti, provocando l’usura dell’anca.



Klause Di Biasi, che ha 67 anni e abita a Roma, ha vinto tre ori olimpici nella disciplina dei tuffi dalla piattaforma di 10 metri a Città del Messico nel 1968, a Monaco di Baviera ed Montreal nel 1976. Ha, inoltre, conquistato la medaglia di argento dal trampolino di 3 metri a Città del Messico ed è stato numerose volte campione europeo e mondiale nelle diverse discipline dei tuffi. Una intensissima attività muscolare e scheletrica che ha temprato un fisico asciutto ed integro nonostante l’età.



Il dottor Ambrosini sottolinea il gesto di solidarietà e di altruismo compiuto dall’atleta italiano e si augura che altri ne seguano l’esempio. "Donare la testa del femore – dice – può ridare speranza a tanti malati". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero