Novant’anni e sentirli, anzi gustarli tutti. Li ha compiuti l’antesignano dello street food, simbolo spezza-fame di pause pranzo on the road ma sempre...
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Poi arrivò Gabriele D'Annunzio che lo ribattezzò con il nome più conosciuto, ovvero tramezzino, coniando un termine usato nell’edilizia in versione mangereccia. Fu il poeta pescarese a cercare di tradurre in italiano il termine inglese "sandwich". Lo trovò osservando il pane in cassetta e paragonandolo alle "tramezze" della sua casa in campagna.
Oggi i gusti sono una cinquantina. Nel caffè torinese quelli più richiesti sono al tartufo, all'aragosta, ma anche con la bagna cauda e il lardo. La sua fama (grazie alla fame quotidiana) non è mai calata e secondo i dati dell'Ufficio studi di Fipe Confcommercio lo hanno incoronato il re del pasto fuori casa, in pole position rispetto al piatto di pasta e pure al trancio di pizza. Merito anche del costo contenuto, che mediamente si aggira intorno ai 2,50-3 euro.
Tornando all’origine, una curiosità in più da segnalare ai romani: se è vero che il diretto discendente del tramezzino è il britannico sandwich e la versione italica è nata in Piemonte, anche la Città Eterna gli ha dato il suo tocco. Perché nell’antico quartiere popolare della vecchia Suburra, c’è la via Panisperna. E la traduzione dal latino significa proprio "pane e prosciutto". Il che significa che anche secoli e secoli paninetti d’arte (culinaria) varia giravano nella Capitale. Di bocca in bocca. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero