In Spagna la corrida è una faccenda seria, un’arte che si tramanda di padre in figlio. Per questo Francisco Rivera Ordonez, 42 anni e tra i toreri più famosi...
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«Mio nonno era un matador come mio padre, con cui ho una foto identica quando ero piccolo. E io ho fatto lo stesso con la mia prole. Il debutto di Carmen rappresenta la quinta generazione di toreri per i Rivera», ha scritto sul suo account Instagram come commento ad una foto che lo ritrae nell’arena, durante un allenamento, mentre combatte con un piccolo toro, già colpito e insanguinato, tenendo in braccio la figlioletta.
L’immagine ha fatto immediatamente il giro dei social network, alimentando le polemiche tra coloro che in Spagna sostengono la corrida come tradizione culturale e coloro che invece criticano la crudeltà con cui i tori vengono uccisi, ogni anno ne sono più di settemila, ed allevati. Lo scontro tra le due fazioni si è fatto più duro dallo scorso anno, quando i gruppi di animalisti hanno trovato appoggio politico nel partito post-indignado di Podemos. E mentre lo scontro continua, in Parlamento e su internet, Rivera si difende: «Mia figlia non è stata mai così al sicuro, sono un torero per grazia di Dio. Rispettate le tradizioni».
A chi lo accusa di aver messo in pericolo la vita della bambina, il torero risponde con i fatti. D’altronde lui è un grande intenditore di rischi: lo scorso agosto è stato infilzato da un toro nel ventre in una corrida a Huesca. «E’ un miracolo che sia arrivato vivo in ospedale», dissero allora i medici. Prima di lui, suo padre morì per una cornata in una gara nel 1984. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero