Maria Scicolone confessa: «Mia sorella Sophia Loren ha comprato il mio cognome»

Maria Scicolone
ROMA - “Il mio cognome lo ha pagato mia sorella: Sophia Loren”. Ha scelto gli studi di Domenica live, Maria Scicolone per raccontare la sua vita difficile,...

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ROMA - “Il mio cognome lo ha pagato mia sorella: Sophia Loren”. Ha scelto gli studi di Domenica live, Maria Scicolone per raccontare la sua vita difficile, dall’infanzia fino al matrimonio. Al suo fianco, la figlia, Alessandra Mussolini.

“Sophia ed io abbiamo lo stesso padre e la stessa madre - afferma la Scicolone - ma mio padre non mi ha voluta riconoscere. Questo mi ha condizionato molto nella vita. Mi vergognavo, anche per gli studi, perché non potevo firmare con il suo cognome. In quinta elementare, mia madre non voleva farmi fare neanche l’esame di ammissione perché altrimenti tutta Pozzuoli avrebbe saputo che non ero figlia di mio padre. A 38 anni, però, mi sono laureata in lettere”.
Il cognome nel frattempo è arrivato.
“Lo ha pagato zia Sophia - spiega la Mussolini - Nonno era venuto a chiedere dei soldi a mia mamma e zia ha detto: vuole i soldi? Va bene, ma mia sorella deve avere il mio cognome e i soldi glieli ha dati lei”.
Una vita difficile quella di Maria Scicolone, che però non rimprovera nulla alla madre, nonostante le abbia chiesto, per anni, di farsi “invisibile”, quando veniva il padre.
“Mia madre doveva lottare per sé - dichiara - Disse a sua madre: se non mi fai studiare, io vado via, faccio una follia. Di giorno, mia mamma e Sophia andavano a Cinecittà per cercare lavoro e io ero piccola, stavo a casa da sola, facevo delle pallette di carta con il giornale e le lanciavo dalla finestra per salutare i passanti quando alzavano la testa”.
Poi il filmino del matrimonio con Romano Mussolini.
“Lui è arrivato in ritardo, è stato il momento più imbarazzante della mia vita. Non sapevo cosa fare. Avevo un vestito esagerato, non sapevo come andare via. E sudavo, sudavo… ero diventata brutta, il dolore mi ha reso brutta”.

“La nostra famiglia è una famiglia matriarcale - dice Alessandra Mussolini - doveva essere così, gli uomini erano latitanti. Il matrimonio è durato quattro anni. non mi ricordo papà a casa, mi è mancata questa figura. Io quando arrivava la pagella e c’era scritto firma del padre o di chi ne fa le veci, mi vergognavo perché firmava sempre mia madre. Noi donne siamo troppo forti”.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero