Sex Pistols arrivano sulle carte di credito: da ribelli del punk a testimonial di una banca

La carta di credito con il marchio "Sex Pistols" (dailymail.co.uk - copyright Virgin Money)
Anche i ribelli crescono. E, prima o poi, si pentono. O almeno cambiano idea. È il caso dei “Sex Pistols”, che da capostipiti del punk e anticonformisti per vocazione (e un...

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Anche i ribelli crescono. E, prima o poi, si pentono. O almeno cambiano idea. È il caso dei “Sex Pistols”, che da capostipiti del punk e anticonformisti per vocazione (e un po’ per provocazione) quali erano, o si vantavano di essere, sono finiti a prestare il loro marchio ad una banca.




Sì, per quanto paradossale possa sembrare, avete capito bene: gli stessi ragazzi che alla fine degli anni Settanta inneggiavano con aggressività alla rivolta e all’anarchia nel Regno Unito con versi come “Your future dream is a shopping scheme” - “il vostro sogno è una lista della spesa” - ora, quattro decenni dopo, invecchiati e ormai divisi, - il gruppo si sciolse nel 1979 - hanno deciso di collaborare con uno dei simboli della “odiata” (da loro) società capitalistica, la “Virgin Money” di Richard Branson, ricchissimo uomo d’affari inglese.



Nell’ambito di un progetto che mira a svecchiare l’immagine dell’istituto per battere la concorrenza, al grido di “È arrivato il momento, per i consumatori, di mettersi in tasca un po’ di ribellione”, slogan prescelto per l’occasione da Branson & co., alla band britannica è stata dedicata, infatti, una serie di carte di credito. Con probabile grande dispiacere dei suoi fan più duri e puri, sulle tessere comparirà così la griffe dell’unico album ufficiale di studio del complesso, “Never Mind the Bollocks, Here’s the Sex Pistols”, pubblicato dalla “Virgin Records” il 28 ottobre del 1977.



«Con questa linea di carte abbiamo voluto celebrare l’eredità e al tempo stesso la differenza della “Virgin Money». I “Sex Pistols” negli anni Settanta hanno sfidato le convenzioni e i pregiudizi, proprio come stiamo facendo noi oggi nel mondo delle banche inglesi”, ha spiegato Michele Greene, direttore delle sezione credito della banca.



Nati nel 1975 a Londra con una line up composta dal cantante Johnny Rotten, non nuovo nel concedersi a iniziative commerciali, dal chitarrista Steve Jones, dal batterista Paul Cook e dal bassista Glen Matlock, in seguito sostituito da Sid Vicious, morto nel ’79 per overdose di eroina, e considerati i veri fondatori del punk, nella loro breve carriera i “Sex Pistols” sconvolsero la società britannica con i loro atteggiamenti controversi, da "brutti, sporchi e cattivi", e i loro concerti-evento, dove spesso la musica passava in secondo piano. La popolarità della band (e il suo coté trasgressivo) toccarono forse l’apice nel 1977, quando il singolo “God Save the Queen”, che prendeva di petto la Regina e il potere in generale, fu visto come un durissimo attacco alla monarchia e alla Nazione inglese. Altri tempi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero