Sesso, che cosa serve per farlo bene? Il cervello e una benda: ecco il Good Sex Festival

Sesso, che cosa serve per farlo bene? Il cervello e una benda: ecco il Good Sex Festival
Il sesso è una parte così importante della vita che se avessimo davvero il tempo e il modo di esplorarlo fino in fondo, tutto cambierebbe. In meglio. È questa la maggiore...

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Il sesso è una parte così importante della vita che se avessimo davvero il tempo e il modo di esplorarlo fino in fondo, tutto cambierebbe. In meglio. È questa la maggiore scoperta fatta da un giornalista del Guardian, Simon Copland, al Festival del buon sesso di Sydney, annuale kermesse di workshop, incontri, dibattiti (e dimostrazioni pratiche) sull’arte di esplorare il proprio corpo attraverso il sesso.




I partecipanti, come è facile aspettarsi per il tema del Festival, vengono da tutto il mondo, sono di tutte le età, di tutti i generi e orientamenti: un mix perfetto per aiutarsi a vicenda nella scoperta di ciò che meno si sa sulla propria sessualità. I workshop, infatti, sono gratuiti, aperti a tutti (minori a parte, ovviamente) e favoriscono l’incontro tra perfetti sconosciuti. Solo così, infatti, ci si lascia andare più facilmente, superato l’imbarazzo iniziale.



Tra i nomi dei laboratori a cui ha preso parte Copland: “Stringimi forte”, un’esplorazione sul significato dell’abbraccio; “Un approccio fortemente inclusivo al sesso ben fatto”, basato sull’idea che se si abbandonano quei pregiudizi legati al sesso da cui siamo maggiormente condizionati, potremmo entrare in contatto con nuove, intense e piacevoli esperienze sessuali; “Monogamia vs poligamia”, un dibattito sulle sfide poste dai diversi tipi di strutture relazionali.



Come si vede, non è qualcosa di goliardico o pruriginoso: se qualcuno si aspettava che tutta la manifestazione si riducesse a questo, resterà deluso. Vi partecipano psicologi, sessuologi, esperti del settore e tanti curiosi. Tra i relatori, Janet Hardy, educatrice sessuale conosciuta livello internazionale. A Copland ha rivelato: «Non puoi dire: ‘il sesso’ è qui e ‘il resto della mia vita’ è da quest’altra parte. Il sesso lo ispiri e lo espiri, passa attraverso i tuoi pori e ne fuoriesce». Questo per dire che il vero sesso, quello vissuto consapevolmente, non va ridotto a un’esperienza da camera da letto. È qualcosa di molto più grande e totalizzante.



Simon Copland racconta, in particolare, uno degli esercizi a cui ha partecipato per spiegare quanto sia stato illuminante per lui il Festival del buon sesso. Nel workshop “Oggetti per giochi sessuali” venivano poste due semplici domande: “Quale parte del corpo usi di più durante il sesso?” e “Quale oggetto ti piace usare di più durante il sesso?”. Le risposte di Copland sono state “il cervello” e “una benda”: c’è voluto poco per scoprire la connessione. Riconoscendo di essere una persona generalmente ansiosa, l’inviato del Guardian ha ammesso di diventare molto ansioso facendo sesso, mosso dal desiderio di avere la situazione sotto controllo. Ma con una benda sugli occhi tutto questo si annulla: non vedere disarma, rende dipendenti e priva del senso di responsabilità provocato dall’ansia. Che, in tal modo, scompare.



Se leggere questo articolo ha stuzzicato la vostra curiosità, il modo migliore per soddisfarla è fare un salto a Sydney e scoprire tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere). E buon sesso a tutti.Il sesso è una parte così importante della vita che se avessimo davvero il tempo e il modo di esplorarlo fino in fondo, tutto cambierebbe. In meglio. È questa la maggiore scoperta fatta da un giornalista del Guardian, Simon Copland, al Festival del buon sesso di Sydney, annuale kermesse di workshop, incontri, dibattiti (e dimostrazioni pratiche) sull’arte di esplorare il proprio corpo attraverso il sesso.



I partecipanti, come è facile aspettarsi per il tema del Festival, vengono da tutto il mondo, sono di tutte le età, di tutti i generi e orientamenti: un mix perfetto per aiutarsi a vicenda nella scoperta di ciò che meno si sa sulla propria sessualità. I workshop, infatti, sono gratuiti, aperti a tutti (minori a parte, ovviamente) e favoriscono l’incontro tra perfetti sconosciuti. Solo così, infatti, ci si lascia andare più facilmente, superato l’imbarazzo iniziale. Tra i nomi dei laboratori a cui ha preso parte Copland: “Stringimi forte”, un’esplorazione sul significato dell’abbraccio; “Un approccio fortemente inclusivo al sesso ben fatto”, basato sull’idea che se si abbandonano quei pregiudizi legati al sesso da cui siamo maggiormente condizionati, potremmo entrare in contatto con nuove, intense e piacevoli esperienze sessuali; “Monogamia vs poligamia”, un dibattito sulle sfide poste dai diversi tipi di strutture relazionali.



Come si vede, non è qualcosa di goliardico o pruriginoso: se qualcuno si aspettava che tutta la manifestazione si riducesse a questo, resterà deluso. Vi partecipano psicologi, sessuologi, esperti del settore e tanti curiosi. Tra i relatori, Janet Hardy, educatrice sessuale conosciuta livello internazionale. A Copland ha rivelato: «Non puoi dire: ‘il sesso’ è qui e ‘il resto della mia vita’ è da quest’altra parte. Il sesso lo ispiri e lo espiri, passa attraverso i tuoi pori e ne fuoriesce». Questo per dire che il vero sesso, quello vissuto consapevolmente, non va ridotto a un’esperienza da camera da letto. È qualcosa di molto più grande e totalizzante.



Simon Copland racconta, in particolare, uno degli esercizi a cui ha partecipato per spiegare quanto sia stato illuminante per lui il Festival del buon sesso. Nel workshop “Oggetti per giochi sessuali” venivano poste due semplici domande: “Quale parte del corpo usi di più durante il sesso?” e “Quale oggetto ti piace usare di più durante il sesso?”. Le risposte di Copland sono state “il cervello” e “una benda”: c’è voluto poco per scoprire la connessione. Riconoscendo di essere una persona generalmente ansiosa, l’inviato del Guardian ha ammesso di diventare molto ansioso facendo sesso, mosso dal desiderio di avere la situazione sotto controllo. Ma con una benda sugli occhi tutto questo si annulla: non vedere disarma, rende dipendenti e priva del senso di responsabilità provocato dall’ansia. Che, in tal modo, scompare.



Se leggere questo articolo ha stuzzicato la vostra curiosità, il modo migliore per soddisfarla è fare un salto a Sydney e scoprire tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere). E buon sesso a tutti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero