Più di quaranta giorni, diciotto enti coinvolti, la consulenza di esperti di varia estrazione, uno stanziamento straordinario di 35mila euro da parte della Regione. Eppure...
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Per essere precisi, ancora non è stabilito quale debba essere la sua fine. Paradossi all'italiana, è la categoria alla quale il caso è stato rubricato dai media: per una volta, la specialità dello Statuto sardo non c'entra niente, i problemi burocratici per via dei quali quei poveri e ingombranti resti continuano a marcire sull'arenile tra il quinto e il sesto pettine, come si chiamano gli accessi a mare del lunghissimo lido di Sorso, chilometri e chilometri di spiaggia dal passato glorioso e dal presente nebuloso.
Dopo settimane di dibattito dai contorni surreali, tra disposizioni dirigenziali, reperimento di fondi, interlocuzioni dotte e conferenze di servizi, nelle ultime 24 ore il caso di Moby Dick, come è stata ribattezzata la povera balenottera bianca di Platamona, ha varcato il Tirreno e ha attirato l'attenzione delle televisioni e dei giornali di tutta Italia. Esasperato dalle lungaggini e divertito per la grande pubblicità che Sorso e la sua spiaggia hanno tratto da questa vicenda, oggi il sindaco Giuseppe Morghen prova a tirare le fila e ad accelerare i tempi. «Entro gennaio pensiamo di chiudere le procedure necessarie e indispensabili per poter spostare la balena da lì», dice il primo cittadino. «Subito dopo l'Epifania ci sarà una nuova conferenza di servizi - annuncia - per quella data avremo anche il responso del geologo e dell'archeologo che sono stati incaricati di verificare l'idoneità di alcune aree individuate come possibile cimitero per i resti del mammifero».
Ovviamente, l'occasione a questo punto è di quelle da non perdere. «L'Università di Padova si occuperà di sezionare l'animale in maniera tale che lo scheletro possa essere recuperato», spiega ancora il sindaco di Sorso. Già, perché l'idea è quella di trovargli una sistemazione tale da sfruttarlo come attrazione turistica. «Vogliamo recuperare lo scheletro, come già avviene in diverse parti del mondo - conferma Morghen - tra l'altro il fatto che questo succeda proprio qui, in questo territorio, all'interno del Santuario dei cetacei e dell'Area marina protetta, può essere simbolico e significativo». Anche su questo deciderà la conferenza dei servizi. «Sarà necessario utilizzare prodotti che facilitino la decomposizione entro 24 mesi - conclude il sindaco - perciò se i terreni individuati non dovessero essere ritenuti idonei, sarà presa in considerazione anche l'ipotesi del Parco dell'Asinara». Allora, forse, dopo due mesi, diverse conferenze dei servizi, consulenti, enti coinvolti e finanziamenti pubblici, Moby Dick troverà pace. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero