In Norvegia la transumanza dalle montagne al mare si è trasformata nuovamente in una strage insensata, questa volta dovuta a una falla nei sistemi di comunicazione della...
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«È una tragedia - ha detto il 59enne Torstein Appfjell - una catastrofe per tutta la comunità e per noi allevatori. Sabato sono stato sul posto: ho visto uno scenario apocalittico. Le renne significano quasi tutto per noi, costituiscono la base della nostra esistenza: una perdita di queste proporzioni per noi è catastrofica». Le immagini del massacro di sabato sono state filmate dal regista documentarista Jon Erling Utsi, che ha mostrato gli animali riversi nella neve macchiata di sangue: molti erano morti sul colpo, mentre altri, gravemente feriti, sono stati soppressi successivamente. «È stato un incubo - ha raccontato - La cosa peggiore è stato vedere gli animali che giacevano morti o sofferenti in un bagno di sangue lungo diversi chilometri».
«Sono così arrabbiato che ho le vertigini - ha raccontato il proprietario dell’ultimo branco decimato, Ole Henrik Kappfjell - È un incubo, una tragedia insensata». In Norvegia sono 250mila le renne che vivono in uno stato semi-domestico: la maggior parte si trova nell’estremo nord del Paese. Tra il 2013 e il 2016, lungo la stessa linea ferroviaria, erano stati travolti e uccisi oltre duemila esemplari. La transumanza, d'altronde, comporta vari pericoli, visto che non di rado gli animali finiscono investiti da auto o da treni, oppure annegano. Gli agricoltori chiedono da tempo all’ente gestore delle ferrovie di creare una recinzione lungo tutto il percorso, ma i finanziamenti tardano ad arrivare.
La compagnia ferroviaria, dal canto suo, spiega la strage di questi giorni con una falla nel sistema informatico: l'avviso con cui si raccomandava di moderare la velocità non è mai arrivato ai conducenti dei treni. Quando ci si è accorti del disguido era ormai troppo tardi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero