Simile al Gassman che si lamenta degli automobilisti: «Maleducati, incivili» e poi viola ogni regola o al Tognazzi che indottrina il figlio: «È direzione...
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In una Via del Corso utilizzata come dependance del circuito di Silverstone, fermato senza documenti, dopo aver blaterato per anni contro la regina d’Inghilterra: «Esaminate Gheddafi o Mubarak, e vedrete se è possibile individuare alcuna differenza» Morrissey, allergico alle divise e al potere costituito, in luogo delle doverose scuse, ha preferito intonare la canzone dell’infastidito reuccio alle prese con la lesa maestà. In una città che vede la barbarie diventare norma e gli ospiti inattesi scorrazzare senza argini trasformandosi al ritmo della metamorfosi kafkiana, il cantante ha riconosciuto a prima vista il brodo di coltura del laissez faire e ci ha sguazzato impudìco immolandosi con malcelato compiacimento all’imperante neocafonalesimo.
Al posto della biga di Ben Hur, un’italianissima 500. Dalla quale il Charlton Heston della musica è sceso a fatica, indossando subito gli abiti della vittima e armando una contropiazzata vagamente paranoica, con la medesima sobrietà di toni già esplorata all’epoca dell’endorsement per John Kerry. Se per la Polizia di frontiera americana del tempo c’erano state carezze dialettiche «Sotto l’egida di Bush ora si comporta come le SS di Adolf Hitler» ai motociclisti della Ps non è andata meglio.
Irritato dalle lungaggini (i re, soprattutto se geniali, hanno salvacondotti speciali e non si disturbano mai per nessuna ragione), Morrissey ha scelto la via dell’insopportabile piagnisteo con l’aggravante del ricatto artistico. Prima ha denunciato i presunti maltrattamenti e la pistola sguainata dall’agente, poi ha esagerato: «Ho temuto volesse spararmi» (sic) e infine, non pago, ha annullato tutte e 7 le date italiane previste per i suoi concerti perché- giura- «con psicopatici del genere a piede libero, da voi non mi sento sicuro». Neanche noi. In America, Morrissey avrebbe passato una notte su una panca in attesa di cauzione, in Inghilterra peggio. In Italia si è adeguato a uno degli stilemi nazionali, il chiagni e fotti, per ripartire felice e libero. Di circolare. E di straparlare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero