ROMA – «Semplice: mancanza di gestione a monte. I soldi vanno via senza che tu te ne accorga». Marina La Rosa, la leggendaria “Gatta morta” della...
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Tra serate e ospitate i soldi non sono stati pochi: «Con le serate, con la pubblicità, con le ospitate televisive... Ma quei guadagni erano fonte di grande imbarazzo. Tornavo in albergo e non ero felice, perché quei soldi mi sembrava di averli rubati. Un sacco di soldi solo per fare un sorriso, firmare un autografo....»
E infine l’odio proprio per l’appellativo “Gatta morta”, nata mentre era fra le mura di Cinecittà: «Non sapevo neanche cosa fosse, una gattamorta. Quando sono uscita, da un lato mi ha fatto ridere il fatto che la gente non avesse altro da fare che criticare noi, dall' altra mi ha fatto male la facilità di giudizio, che poi è alla base dell’odio in tante relazioni. Credo che mi abbiano definita così perché mi spalmavo su tutti i divani della casa, appoggiavo la testa sulla spalla di uno, i piedi sull' altro... ma era quello che faccio sempre a casa con gli amici, con i familiari. E siccome lì nella Casa ero tra estranei - avevo solo vent' anni allora - ho cercato di ricostruire il clima familiare a cui ero abituata e che mi mancava».
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Il Messaggero