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«Invece di salvare mia madre si preoccupavano di scattare foto sotto i ferri della loro celebre paziente». La denuncia arriva da Melissa Rivers, 47 anni, figlia di Joan Rivers, 81 anni, famosa attrice e comica statunitense, morta lo scorso 4 settembre in seguito a un'operazione.
A distanza di mesi la donna ha presentato una denuncia per negligenza alla Corte suprema di Manhattan contro la clinicaYorkville Endoscopy di New York, due medici, Gail Korovin e Lawrence Cohen, e tre anestesisti, Renuka Bankulla, Robert Koniuta e Suzanne Scarola : una causa da svariati milioni di euro che, secondo gli esperti, Melissa potrebbe vincere a mani basse.
Secondo la ricostruzione di quanto accaduto in sala operatoria, Rivers si era sottoposta a una endoscopia per controllare l'esofago: l'attrice aveva riscontrato che la sua voce stava diventando sempre più roca e voleva capire cosa le stesse accadendo. Ma quella mattina, durante l'intervento, qualcosa è andato storto: sarebbe stata effettuata una biopsia non autorizzata da Gail Korovin, un medico esterno all'ospedale, e questo avrebbe provocato un edema in gola facendo crollare i valori vitali della donna. Per 17 minuti, mentre i livelli della pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e l'ossigeno scendevano precipitosamente, i medici non hanno effettuato una tracheotomia, fondamentale per ripristinare l'afflusso di ossigeno al cervello. Quei minuti si sono dimostrati fatali causando danni cerebrali: Rivers è uscita dalla sala operatoria in coma ed è morta il 4 settembre, sette giorni dopo, per le complicazioni in seguito all'intervento.
«Se i medici si fossero comportati come tali e non come groupie Joan sarebbe tornata sul palco» ha detto Jeffrey Bloom, avvocato della famiglia Rivers.
«La cattiva gestione, l'incompetenza, la mancanza di rispetto e il comportamento scandaloso è scioccante e francamente incomprensibile – ha detto Melissa – Non lo faccio solo per mia madre ma perché tutti i pazienti meritano di meglio».
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Il Messaggero