Grumpy Cat, il gatto col broncio vince una causa da 710 mila dollari

Grumpy Cat
Quel muso perennemente imbronciato vale 710 mila dollari. Grumpy Cat, il gatto divenuto una star del web per il suo broncio immodificabile, ha ottenuto un risarcimento danni per...

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Quel muso perennemente imbronciato vale 710 mila dollari. Grumpy Cat, il gatto divenuto una star del web per il suo broncio immodificabile, ha ottenuto un risarcimento danni per violazione dei diritti legati alla sua immagine. A stabilirlo è stato il tribunale della California, dopo che Tabatha Bundesen, la proprietaria del gatto, ha citato in giudizio la Grenade, azienda americana di caffè con la quale era stato firmato un contratto da 150 mila dollari. Per questa cifra considerevole, la compagnia in questione poteva usare l'immagine del gatto, associata ad una bevanda ghiacciata dal nome “Grumpuccino”. Vista la popolarità di Grumpy Cat, che dal 2012, anno della sua comparsa in rete, non ha smesso di crescere, la Grenade ha pensato bene di usare il logo imbronciato anche per altri prodotti.

 

In realtà i responsabili del marketing della ditta di caffè non hanno considerato che, dietro a quel gattino, esisteva una vera e propria azienda: la Grumpy Cat Limited per l'appunto, che sul web vende t-shirt, felpe, poster, tazze da the, calamite, cover per cellulari, insomma qualsiasi cosa purché ci sia quel muso imbronciato stampato sopra. Ecco allora che la proprietaria del gatto (e del marchio) ha portato in tribunale la Grenade, colpevole di aver usato il logo anche su alcune magliette, violando i limiti di sfruttamento del copyright contenuti nel contratto.

La giuria del tribunale di Santa Ana, composta da ben otto persone, le ha dato piena ragione, condannando la Grenade al pagamento di 710.000 dollari. La notizia ha fatto il giro del mondo, finendo sulle pagine del Washington Post, sul sito della BBC ed intasando i social, dove tutto ebbe inizio con un post. A Grumpy Cat, anzi a Tardar Sauce, il vero nome del gatto, invece non cambierà nulla, tanto meno il suo broncio.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero