Non si sentono rappresentati da nessun partito o movimento politico, ma giudicano il voto come un dovere civico, tanto che alle urne vanno in massa. Il sesto Rapporto di ricerca...
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«Li abbiamo definiti – dice Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio “Generazione Proteo” e docente della Link Campus University – come i ‘cre-attivi’, ovvero giovani che stanno ridefinendo ciò in cui essi credono, la realtà in cui crescono, i diversi mondi che essi creano. Ma tutto questo all’interno di una cornice temporale declinata esclusivamente al presente continuo perché se c’è una dimensione di cui i giovani faticano ad appropriarsi, questa è il tempo. Ciò nonostante, quella cui stiamo assistendo è una rivoluzione – prosegue Ferrigni – un rovesciamento radicale dei ruoli, tale per cui i giovani diventano gli influencer di una società follower. Di questo cambiamento gli adulti e le stesse Istituzioni sono sovente spettatori passivi, quando non finanche freni al processo in corso per il loro essere spesso fuorisync rispetto al ritmo che contraddistingue la quotidianità dei giovani».
I risultati del 6° Rapporto sono stati presentati, assieme al Libro Bianco che riassume i primi cinque anni di ricerca dell’Osservatorio “Generazione Proteo”, nel corso di una conferenza stampa che ha aperto una “due giorni” di confronto e dibattito in cui centinaia di studenti, provenienti da tutt’Italia, si confronteranno con special guest della cultura visiva (street artist, game designer, fotografi, scultori e pittori) per la terza edizione di #ProteoBrains. Il confronto, in particolare, si snoda su dieci parole chiave che saranno al centro di altrettanti tavoli tematici.
PARTECIPAZIONE
I giovani di Generazione Proteo dunque sono interessati alla politica abbastanza (30,3%) e molto (8,8%) e considerano il voto un dovere civico (79,4%). Dopo averne parlato in famiglia o con gli amici (33,3%) o essersi informati su giornali o televisioni (28,1%), sono andati a votare in massa (80,9%), pur non sentendosi rappresentati da alcun partito o movimento politico (42,7%). Ai politici chiedono onestà (26,9%) e competenza (24,3%) e considerano il lavoro (27,3%) come diritto principale da rivendicare. Pur distanti dalla politica, i ‘cre-attivi’ tracciano un nuovo modo di essere influencer di una società che poco li comprende: il 24,9% degli intervistati ritiene che un buon cittadino è colui che non discrimina per etnia, religione od orientamento sessuale, mentre il 38% dichiara di fare volontariato e il 30,5% dice che lo farebbe con molto piacere. E questo (28,3%) per fare qualcosa di concreto per il prossimo o comunque per fare un’esperienza di vita (20,3%). Lucida e netta l’analisi sui social network: il 21% sostiene che il loro uso consenta una maggiore informazione, ma il 18,9% ritiene invece che sia veicolo di messaggi preconfezionati privi di approfondimento o addirittura alimenti un clima di odio (13,8%).
IDENTITÀ
Ma come si vedono i ragazzi della Generazione Proteo? Sono abbastanza soddisfatti della propria vita (63,5%), rispetto al cui corso si sentono fiduciosi (40,2%), ma al futuro preferiscono il passato (46,3%) se potessero usare la macchina del tempo. Consapevoli che le Istituzioni danno stabilità al Paese (36,8%), i giovani intervistati mostrano di saper guardare al mondo in cui vivono con occhi decisamente rispettosi del prossimo: il 34,5% afferma che discriminare vuol dire non rispettare l’etnia o la provenienza geografica dell’altro (34,5%), non rispettare l’individuale orientamento sessuale (33,4%) o l’altrui credo religioso (7%). Il 39% dei ragazzi intervistati pensa che la presenza di studenti stranieri in classe incoraggi la conoscenza di culture e tradizioni diverse, mentre per il 35,9% non ha alcuna conseguenza. Il 43,5% inoltre sostiene che le coppie omosessuali debbano avere gli stessi diritti di quelle etero, ad eccezione del diritto di adottare figli: il 32,1% si dichiara contrario.
OSTACOLI
La scuola, affermano i ragazzi intervistati, dovrebbe preparare al mondo del lavoro (26,7%), essere un luogo dove discutere di attualità (30,5%), ma queste aspirazioni cozzano da programmi ministeriali troppo rigidi (39,5%). E la scuola è uno dei luoghi dove si compie l’odioso fenomeno del bullismo. Vittime principali, secondo Generazione Proteo, i timidi (20,2% del campione) o quelli più deboli fisicamente (20,2%). Ma come si reagisce? Il 32,5% di chi ha subito azioni di tal tipo si sono difesi parlandone con i genitori o gli insegnanti, mentre il 24,5% non ne ha dato peso. Il 16,7% tuttavia ha scelto la strada del silenzio e questo per non peggiorare la situazione o per vergogna. Il 33,6% infine afferma che il cyberbullismo è molto diffuso perché sembra quasi un gioco o perché (32,9%) è molto più facile da praticare rispetto al bullismo. Davanti a un video offensivo diffuso in Rete che riguarda una persona cara, il 46% dice che lo avvertirebbe, mentre il 21,6% che lo segnalerebbe al gestore del social network.
TALENTO
Amano sognare i ragazzi di Generazione Proteo.
Il Messaggero