Pokemon Go-mania, fioccano i divieti: ecco i luoghi dove è proibito giocare

L'applicazione Pokemon Go
Il mondo corre ai ripari contro la Pokemon Go mania. Dopo la fatwa dell’Islam radicale, che attraverso gli iman turchi e il centro Al Azhar del Cairo ha messo...

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Il mondo corre ai ripari contro la Pokemon Go mania. Dopo la fatwa dell’Islam radicale, che attraverso gli iman turchi e il centro Al Azhar del Cairo ha messo all’indice il gioco della Nintendo accusandolo di blasfemia, a opporre un altrettanto perentorio bando alla celebre e popolarissima applicazione è stata l’Indonesia, Paese in cui, per altro, l’app non è ancora ufficialmente disponibile. Su imput del Governo di Giacarta, preoccupato per gli eventuali rischi legati alla sicurezza nazionale, la Polizia ha vietato infatti ai suoi agenti la caccia ai graziosi animaletti nelle ore di servizio, una restrizione che a breve verrà estesa ai militari. “Lo spionaggio si può effettuare sotto diverse forme”, ha dichiarato il ministro della Difesa  Ryamizard Ryacudu ipotizzando un assalto degli hacker ai siti Internet sotto protezione.

 
Con l’identica motivazione, qualche giorno fa, era stato invece l’Esercito israeliano a proibire Pokemon Go: “Quel gioco può essere utilizzato per carpire informazioni utili all’intelligence nemica”, si erano affrettati a far sapere da Gerusalemme.
 
 
Molto diverse invece le ragioni del no dei vertici del Memoriale della Shoah di Berlino, che, per bocca della portavoce Sarah Friedrich, hanno invitato cittadini e visitatori ad avere rispetto della sacralità del luogo: “Tenete un atteggiamento appropriato e dignitoso, Pokemon Go qui è inadeguato”.
 
Un medesimo appello è stato lanciato negli Stati Uniti a beneficio degli ospiti del Museo dell’Olocausto di Washington e di quelli del cimitero di Arlington, in Virginia, zona off-limits, con tanto di cartello di divieto, per gli inseguimenti ai mostriciattoli Pokemon come, d’altronde, il Dipartimento di Polizia di Darwin, in Australia, e alcune aree, i cosiddetti Pokestop (basi militari, musei e, per i conducenti di bici e veicoli a motore, a serio rischio incidente, autostrade) in Spagna e in America. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero